«Quelle accuse le respingiamo totalmente e – assieme al mio cliente – dimostreremo che nulla di quanto è chiamato a rispondere corrisponde a ciò che realmente è accaduto».
Sui ‘furbetti del cartellino’ dipendenti della Provincia di Campobasso interviene l’avvocato Silvio Tolesino, difensore di uno dei due 54enni caduti nella rete dei controlli e delle indagini che si sono protratte per circa un anno.
Il legale, frequentemente restio a parlare dei casi dai lui trattati e tutelati, questa volta aprendosi un po’ di più rispetto ad un’indagine preliminare ormai chiusa e notificata ai due dipendenti provinciali ammette che spulcerà «pagina per pagina il fascicolo. Ho 20 giorni di tempo per decidere se recarmi al Palazzo di giustizia e scegliere finanche di consigliare al mio cliente di deporre spontaneamente rispetto a fatti e accadimenti che vanno chiariti. Ma, soprattutto, dopo una prima e sommaria lettura degli elementi probatori, sono certo di poter portare eventualmente in aula due o tre situazioni in grado di discolpare il mio assistito».
Poi, l’avvocato Tolesino torna a chiudersi nel più assoluto riserbo. E rimanda tutto all’eventuale rinvio a giudizio e, dunque, qualora la richiesta del pm dovesse essere accolta, al processo.
L’altro dipendente denunciato invece ha scelto di affidarsi all’avvocato Domenico De Angelis.
Secondo le indagini condotte dalla Squadra mobile di Campobasso e coordinate dal sostituto procuratore Nicola D’Angelo, la coppia deve rispondere di truffa e peculato.
A segnalare che qualcosa non andava nel loro operato sarebbero stati gli stessi colleghi dell’amministrazione di via Roma.
In sostanza, secondo l’accusa, avrebbero svolto opere extra mentre risultavano a lavoro in Provincia e soprattutto utilizzando mezzi e strumenti della stessa.
Con artifici e raggiri sarebbero riusciti a far risultare la loro presenza nel sistema informatico e cartaceo di riepilogo mensile per la rilevazione delle presenze a Palazzo Magno, inducendo dunque in errore l’amministrazione provinciale circa gli orari di lavoro che avevano realmente svolto e procurandosi quindi un ingiusto profitto patrimoniale.
Inoltre, dagli elementi a disposizione della procura pare anche che i due erano soliti utilizzare i mezzi in dotazione alla Provincia – di cui avevano il possesso per motivi di servizio – assentandosi reiteratamente dal posto di lavoro per adempiere a commissioni personali.
Sarebbero quindi stati sorpresi mentre con un autocarro dell’amministrazione provinciale caricavano aste di acciaio per poi trasportarle e scaricarle presso l’abitazione di uno dei due. In un’altra occasione avrebbero caricato e scaricato legna. In un’altra ancora sabbia e materiale da costruzione. E poi ‘passeggiate’ con la Fiat Panda che nulla avevano a che fare con le mansioni lavorative. Ci.A.

2 Commenti

  1. …..Questi elementi di cui si parla, dovrebbero essere trattati come fanno qui in Canada, oltre ad essere licenziati, sequestrare i loro beni , per venderli all’asta, e recuperare quello che si presume abbiano rubato. cosi i prossimi impiegati faranno molto attenzione al loro comportamento! Che lavori Utili ? Questi devono andare dentro e Basta!! Cosi cari amici si inizia un lavoro di selezzione di personale Molto,Molto,Molto efficiente!! Cari amici questa é la maniera di Raddrizzare un po quella Carrozza Sfasciata che é l’amministrazione Pubblica!! Ma il primo e maggior rimprovero va a coloro che gli hanno dato quell’impiego, e che non sono in grado di farli eseguire i doveri! Ah dimenticavo, ma lo aggiungo, questo stesso discorso vale anche per i datori di lavoro..

  2. lone wolf scrive:

    …..giustamente gli avvocati respingono le accuse!! Io oltre a far scontare la pena in lavori utili (tipo raccolta monnezza), gli farei restituire anche 5 anni di stipendio rubati, anche se lo rubano da quando sono stati assunti…, ma all’epoca non controllava un ca@@@ di nessuno! Speriamo che la pacchia sia finita, almeno per questi due mangiapane a tradimento.

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