L’importanza di avere una banca locale, una banca vicina al territorio e alle sue esigenze. Capace di dialogare con il cliente e aiutarlo nei momenti di difficoltà. Che salva le imprese e reinveste nel sociale parte dei proventi. Non è fantascienza, ma la funzione svolta in dieci anni di attività dalla Banca Popolare delle Province Molisane, insignita a Roma del prestigioso premio ‘Donato Menichella’ promosso dalla fondazione ‘Nuove proposte culturali’ presieduta dall’avvocato Elia Michele Greco con cerimonia di premiazione, venerdì scorso, nell’elegante ‘parlamentino’ del Cnel.
«Menichella è stato un uomo di industria e impresa che durante il fascismo ricollocò flussi della finanza alla creazione di posti di lavoro», le parole del padrone di casa, il presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, Delio Napoleone.
«Nel corpo di Menichella scorreva sangue molisano: la sua trisavola, Maria Marsico, era originaria di Busso», il ricordo di Luigi Iosa, segretario generale della fondazione.
Il premio è stato assegnato al professor Gian Cesare Romagnoli, ordinario di Politica Economica dell’Università degli studi Roma Tre, che ha tenuto la lectio magistralis sul tema ‘Economia e crisi della politica’ («La stabilità finanziaria dell’Italia è minacciata dal debito pubblico che è il problema dei problemi» la sua chiosa) e all’istituto bancario molisano rappresentato nella capitale dal presidente Luigi Sansone, dal direttore generale Pompeo Fanelli, dal vice presidente Renato Eliseo, dal Cavaliere Enrico Colavita e dal consigliere Vinicio D’Ambrosio.
La laudatio di Romagnoli è stata affidata al professor Giovanni Ferri, Prorettore dell’Università Lumsa di Roma, mentre l’esperto di giurimetria bancaria Gennaro Baccile ha tessuto le lodi della Banca Popolare delle Province Molisane «capace di muoversi con la verve di un giovane ma con la testa di un anziano. Il bilancio è chiarissimo – le sue parole –e potrebbero essere consultato anche dai ragazzi della scuola superiore. Favorire le banche di sistema è un grave errore. Sono stati i macrobanchieri, come Fiorani e Mussari, a rovinare l’economia».
Il successo della banca molisana è certificato dai numeri: la Bppm è passata dai 27 milioni di impieghi del 2008 ai 93 milioni del 2015. Anche i depositi sono in grande crescita: 24 milioni nel 2008, 112 milioni nel 2015.
Spicca poi l’indice di solidità patrimoniale molto elevato, pari al 18,80%.
Numeri che hanno portato la rivista di settore ‘Milano Finanza’ a collocare la Bppm al secondo posto nel 2016 nella particolare classifica ‘Banche territoriali per creazioni di valore’.
La Banca Popolare delle Province Molisane è dunque medaglia d’argento in Italia tra gli istituti locali per creazione di ricchezza.
I primi sportelli nel 2007 con 1.500 soci. Ora 2.600. A dimostrazione di un lavoro capillare e di una scommessa vinta da chi, in tempi non sospetti, ha creduto, dopo aver visto come si fa la banca a New York e a Londra, nel localismo bancario: il presidente Luigi Sansone.
«La banca non viene calata dall’alto, ma deve sintonizzarsi con sistema nel quale opera. La grande banca nella piccola realtà ha difficoltà nel dialogo. Noi al contrario dialoghiamo molto bene con le piccole aziende. Non a caso eroghiamo al massimo 500mila euro di credito, il grosso credito infatti non è nel nostro dna. Buona parte del successo va ascritto al lavoro del direttore generale», spiega.
Il riconoscimento è giunto in occasione del decimo anniversario dall’apertura dei primi sportelli.
«Senza Sansone – le parole del dg Pompeo Fanelli – non ci sarebbe stata la banca. Abbiamo dimostrato che anche in una piccola realtà è possibile creare aziende di eccellenza con le risorse del territorio».
pierluigi boragine

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