Egregio direttore,
L’atmosfera che si respira a Campobasso in occasione dei Misteri, già da alcuni giorni prima, è indescrivibile: la città si anima oltre ogni misura, dà il volto migliore di sé, che è quello dell’accoglienza e delle tradizioni imperiture, si apre al mondo. Sarà stato detto tante volte, eppure certe sottolineature non è mai inopportuno farle, in una società votata alla memoria corta.
Oggi, 23 giugno, nel giorno in cui i meravigliosi ingegni di Paolo Saverio Di Zinno sfilano in tutta la loro bellezza ed unicità per le strade cittadine, sono stato invaso da questo sentimento, che ormai mi pervade da quando vivo questo evento, ossia…dall’età di un anno.
E’ proprio questo sentimento che mi ha portato, tuttavia, a fare delle riflessioni. Campobasso non può aprirsi all’esterno solo per quattro-cinque giorni dall’anno, non può essere accogliente, gioiosa, pulita, ben organizzata solo in questo periodo. E’ naturale e doveroso darle un’impronta di un certo respiro e “tirarla a lucido” in onore della sfilata, del Di Zinno e della festività religiosa del Corpus Domini, però ripiombare nell’oblio, nella trascuratezza, nella scarsa coesione cittadina, nel piagnisteo già dal giorno dopo non è giustificabile, da qualunque prospettiva si decida di osservare la questione.
Tra le tante zone dalle quali osservo la sfilata degli ingegni, la mia preferita è quella del centro storico: si respira un’atmosfera difficile da spiegare a parole. Poi, quando le macchine sostano dinanzi alla casa del Di Zinno, un brivido mi pervade perché mi rendo conto di quale grande dono ci abbia fatto l’artista campobassano. Osservo poi il centro storico e mi chiedo se non possa essere il volano di questa città ormai ripiegata su se stessa. Ci sono tante case abbandonate che i proprietari, per ragioni inspiegabili, hanno deciso di lasciare in quelle condizioni, sono stati fatti dei lavori di ripristino alla pavimentazione decenni fa che necessitano di nuovi interventi dato il tempo trascorso, ci sono alcune case purtroppo divenute centri di spaccio e di prostituzione, laddove negozi sono stati chiusi si è pensato di far sorgere, senza criterio, pub, bar e pizzerie. E’ questa l’anima di Campobasso? Direi proprio di no!
Con rammarico ed indignazione devo constatare che il volto del capoluogo ha cominciato a snaturarsi da una ventina d’anni a questa parte, e che si sta imbruttendo sempre di più, in una politica del non fare piuttosto che di interventi inappropriati e lesivi dell’immagine cittadina.
Ho parenti che vivono nel Friuli Venezia Giulia e che tutte le volte che tornano a Campobasso da un lato esprimono apprezzamenti per il centro murattiano (la sua struttura ed i suoi edifici sono innegabilmente belli), dall’altro dicono che si potrebbe fare decisamente di più, perché non è logico né produttivo per una città avere case abbandonate, pavimentazione spesso sconnessa, mancanza di negozi artigianali o di piccola manifattura, iniziative volte a valorizzare l’anima “antica” (ma sempre attuale) della città. Relativamente al proliferare di locali di ristorazione (spesso fonte di degrado e disturbo della quiete pubblica), inviterei l’amministrazione a porre un freno a certe licenze, ed a privilegiare attività che risaltino l’estro campobassano e diano spazio ai prodotti locali, ingiustamente soppiantati dalla grande distribuzione. Essendo vissuto a Gorizia ed avendo visto come funzionano certe cose, mi permetto di dare un altro consiglio: se si vuole far sì che le case del centro storico abbiano valore, risultino appetibili e non siano un refugium peccatorum come sta avvenendo (in controtendenza con il resto d’Italia) a Campobasso, occorre che vengano ripensate in termini di abitabilità e di servizi. Mi spiego meglio: per invogliare i cittadini ad abitare nel centro storico, il comune di Gorizia (ma non solo: potete documentarvi) ha deciso di adibire ad autorimesse i piani bassi degli appartamenti, anziché destinarli a questo o a quel pub. La maggior parte delle case, in questo modo, ha il proprio garage (i cui canoni estetici devono comunque rispettare le direttive della Sovrintendenza del luogo) e quindi acquistano di valore. Acquistando di valore, non potranno mai essere luoghi dove degli scappati di casa fanno i loro comodi per spacciare droga o prostituirsi.
Campobasso manca di programmazione perché manca di una visione corretta delle cose, ecco perché sta perdendo colpi.
Che lo spirito di iniziativa che si respira in occasione del Corpus Domini sia motivo di stimolo a fare meglio, scrollandosi di dosso l’autocommiserazione e la logica dell’impotenza.
Mi auguro vivamente che, tutti insieme, passiamo decisamente ai fatti.
Grazie per l’attenzione.
Cordiali saluti
Donato Magenta

2 Commenti

  1. Davide De Castris scrive:

    Festa che non ha eguali nel mondo. E intanto attendiamo ancora il riconoscimento dell’Unesco. Campa cavallo che l’erba cresce…

  2. Gianluigi De Camillis scrive:

    Campobasso, dall’anno scorso, sta acuendo sempre più la sua contaddittorietà: da un lato ha la sua bellezza nei Misteri (e mettiamoci anche l’infiorata del 31 maggio e la processione del Venerdì Santo), dall’altro ha il suo gay pride che, alla pari di tutti gli altri, sta coprendo con una cappa soffocante lo stivale. Povero Di Zinno, povero capoluogo! Finirà anche questa brutta moda. Perché? Perché, come diceva il compianto giudice Falcone, ogni fenomeno umano ha un inizio, uno svolgimento, una fine.

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