Spettabile redazione,
L’eterna diatriba sulla sanità nostrana, gli immancabili casi di malasanità, la disunione dei comitati a difesa di quello che dovrebbe un segno di civiltà per qualunque regione, e alle cui iniziative ho spesso aderito, le narrazioni sovente poco documentate, stanno portando ad una crisi di nervi.
Mi stupisco sempre più di alcune affermazioni, in politichese, che continuano a presentare la molisanità come unico salvagente di questo sfascio. Come se di controllori, revisori e commissari molisani non ne avessimo mai avuti. Riavvolgiamo il nastro di due anni, di sette, di dodici se volete, e rivedremo un film molto chiaro.
Ci sono tante mancanze, competenze improvvisate, altrettanta pretestuosità in tutta la vicenda, quindi attribuire al regionalismo lo scettro del buon governo è pretestuoso e poco onesto da un punto di vista intellettuale.
Se il regionalismo fosse la panacea a tutti i mali, dovremmo ergerlo a stendardo anche quando parliamo di strade, trasporti, sistema produttivo e imprenditoriale.
Se il regionalismo fosse la panacea a tutti i mali, avremmo nel Vietri di Larino un nosocomio di eccellenza, soprattutto in ambito oculistico.
Dovunque ci giriamo, c’è un insieme vuoto di idee, di programmi, di azioni, di spirito comunitario, di voglia di non piegarsi al regresso.
Questa è la verità: può creare allergie, può far destare stizza ma, come dicevano i nostri illustri progenitori, sic stantibus rebus. O, se vogliamo dirla con gli inglesi, “that’s the way it is”.
Invito chiunque a smentirmi con dati alla mano.
Nella speranza di ricevere un cortese cenno di attenzione, vi saluto cordialmente
Gianluigi De Camillis

2 Commenti

  1. Maria Rita Belloi scrive:

    Posizioni indifendibili quelle legate al regionalismo sic et simpliciter. La storia ce lo insegna. Dal ’63.

  2. Annamaria Tersiani scrive:

    Tutto vero. Purtroppo. Molise, svegliati dal coma!!!

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