Il governo Renzi cancella la Corte d’Appello di Campobasso. E, così facendo, il governo Renzi cancella la Regione Molise.

Il ddl Orlando sulla riforma della giustizia prevede l’accorpamento delle Corti. Non scrive, il Guardasigilli, che Campobasso, L’Aquila, Perugia e Ancona – sì, le ultime notizie riguardano pure Ancona che in un primo momento era sembrato il distretto di destinazione di quelli soppressi a sud delle Marche – confluiranno nel distretto di Roma o Napoli. Spiega, invece, che nella ridefinizione della geografia degli uffici di secondo grado si seguiranno “rigorosi criteri inerenti all’estensione del territorio, al numero degli abitanti, ai carichi di lavoro e all’indice delle sopravvenienze”. E, ancora, si terrà conto “dell’effettivo tasso d’impatto della criminalità organizzata”. Scrive questo, nelle schede riassuntive pubblicate sul sito, il vertice di via Arenula. Ce n’è a sufficienza per capire che se questa riforma passa come è stata presentata, il Molise è spacciato. Territorio, abitanti, carico pendente. Non basta certo il buon piazzamento nella classifica dell’Italia che litiga a blindare l’ufficio di secondo grado e la procura distrettuale.

La procura distrettuale, peraltro, è il perno per l’articolazione dello Stato sul territorio, vi ‘ruotano attorno’ i comandi regionali delle forze dell’ordine. Quanto ci si metterà, saltato ‘il tappo’, a ridisegnare anche quella geografia? Il paradosso è che se il Molise non può competere dal punto di vista della criminalità è anche perché i tentativi di infiltrazione sono stati respinti per la presenza della Corte d’Appello, con la procura e la rete ramificata della sicurezza: carabinieri, guardia di finanza, polizia, corpo forestale.

Dunque, salta la Corte d’Appello. Ma la revisione prosegue anche per gli uffici di primo grado. E salta pure il tribunale di Larino, rischia grosso quello di Isernia. La proposta di Orlando, infatti, cancella la ‘regola del tre’: che ogni distretto di Corte d’Appello debba cioè amministrare tre tribunali. Cade, inoltre, il divieto di sopprimere i tribunali che hanno sede nei capoluoghi di provincia, dimensione peraltro in scadenza visto che il ddl Boschi ha cancellato le province dalla Costituzione.

I dettagli della riforma, pubblicati sul sito del ministero della Giustizia, hanno stravolto il Ferragosto degli avvocati. “Non stiamo certo combattendo una battaglia di categoria. Se dovremo patrocinare cause in appello a Napoli o a Roma, piuttosto che a Campobasso, non avremo che da guadagnarci. Il problema è dei cittadini e di questa regione che rischia di fare un salto indietro di 30 anni”. Parla chiaro Demetrio Rivellino, presidente dell’Ordine di Campobasso che insieme ai colleghi di Larino e Isernia è mobilitato da giorni su questo fronte. “Il mio giudizio sulla proposta di riforma è che è assurda, non trova fondamento in nessuna razionalizzazione, qual è il risparmio?

Se si cancella la Corte d’Appello e non si istituisce la sezione distaccata, il cittadino sarà costretto ad andare a Napoli o Roma o dove sarà. Sono contrario in linea di principio: ancora una volta – rimarca Rivellino – si incide sui ‘piccoli’ e sui servizi”. Gli avvocati hanno coinvolto i parlamentari, un primo incontro si è svolto a Termoli con Laura Venittelli. Avvocato anche lei, come peraltro pure Leva e Ruta. Oltre alla delegazione del Pd, più coinvolta perché la proposta arriva proprio da un ministro dem, Rivellino contatterà il senatore Di Giacomo e ha già sentito l’eurodeputato Aldo Patriciello. “Sono sicuro che tutti interverranno – dice -perché il Molise non torni indietro di 32 anni”.

Giovedì una riunione in ‘sede distrettuale’ e molti incontri anche nell’ambito dell’Unione interregionale ‘Centro-Adriatico’ degli avvocati. L’agenda dei legali è fitta. Ci sarà da mettere in campo controproposte, quanto meno. In prima battuta gli avvocati oppongono il dato ‘regionale’. Ridurre le Corti d’Appello da 26 a 20 non deve significare privare dell’ufficio di secondo grado una regione che l’ha sempre avuta. Per il Molise, per usare le parole di Rivellino, sarebbe “l’inizio della fine”.

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