Zampogne, trattori, mezzi agricoli. Al terminal bus di Campobasso il primo giorno in compagnia del freddo Attila si riscalda coi suoni e i colori del Matese. Cittadini e amministratori invadono la città per dire no alle biomasse di Campochiaro e San Polo. Associazioni ambientaliste, nazionali e locali, e poi Libera contro le mafie, la sinistra radicale. Da Larino due buoi protagonisti dei carri di San Pardo. Tutti vengono a dar manforte al popolo sannita che sfila per le vie del capoluogo – direzione Palazzo Vitale – e ricorda le gesta antiche di una gente che ai romani impose le forche caudine. Il giogo oggi tocca al governo regionale guidato da Paolo Frattura: sospese le autorizzazioni rilasciate a giugno per due impianti a biomasse, il fronte del no insiste e urla a gran voce: che sia revoca o annullamento.

Ci sono i sindaci, in testa Carlone di Campochiaro. C’è il presidente della Provincia di Campobasso, De Matteis, l’assessore Tramontano. C’è anche Michele Durante tra la folla. Le mamme del Matese coi loro bimbi: “Per i nostri figli tiriamo fuori gli artigli” dice un cartello. Un altro più diretto: “Biomassa di str….”.

Un po’ di tensione in centro, all’altezza della Banca d’Italia: i manifestanti vogliono una sosta sotto il Palazzo del Governo che però non era stata concordata con la questura. Allora il corteo sfonda il cordone di polizia,  ma non va oltre la piazzetta naturale che ospita la statua di Gabriele Pepe. Da lì un ‘vergogna vergogna’ e poi si prosegue. All’arrivo in via Genova il volume risale. “Fuori fuori” è l’invito perentorio al governatore. I cancelli sono chiusi, presidiati dagli agenti in tenuta antisommossa. Dalle finestre si affacciano gli impiegati, qualcuno non rinuncia ad un selfie e fotografa o riprende col telefonino. Quelle delle stanze dei bottoni però affacciano su un altro lato di Palazzo Vitale e i visi che si scorgono – e ogni volta è un boato – non sono quelli del governatore o del suo staff.

La mediazione dei funzionari della questura e del personale della Digos, che curano il servizio d’ordine coi carabinieri del comando provinciale di Campobasso, porta un primo risultato. Il presidente Frattura riceve una delegazione: gli otto sindaci presenti e due rappresentanti dei comitati. Al secondo piano con gli amministratori salgono Massimo Romano, legale delle amministrazioni municipali che si sono rivolte al Tar (l’udienza è fissata al 6 novembre), e Serena D’Angelo. Poco prima delle 14 Frattura scende a parlare coi manifestanti. E ribadisce: entro il 5 novembre revoca o autorizzazioni, poi pronti a disegnare il futuro dell’area.

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