Un appeal insospettabile. In fondo, nessuno può dire di non essere (stato) mai democristiano. Tranne quelli che sono stati comunisti o fascisti, s’intende. Nel mezzo, lì dove le differenze si sfumano e confondono, il richiamo di un moderato perbene, progressista ma non troppo, capace di tenere il punto sui principi e custode della Costituzione, padre di una legge elettorale che un po’ si rimpiange (era se non altro ordinata), insomma questo carisma di Sergio Mattarella, che metaforicamente sta sulla soglia del Colle, costruito dai suoi sponsor con metodo attira.

Forza Italia ci pensa. L’ex presidente della Regione Michele Iorio, a Roma come delegato in quota FI, ammette che “un po’ di imbarazzo c’è” nel non votare un Presidente della Repubblica democristiano, non di sinistra. C’è alternanza, come lui auspicava, dopo i nove anni del comunista Napolitano. Iorio poi era lui un esponente della Sinistra di Base. La corrente di Mattarella. Perciò non votarlo è un po’ imbarazzante. “Ma bisogna essere coerenti” mette in chiaro. Gli azzurri restano sulla scheda bianca. In mattinata è girata voce che Berlusconi potesse dare l’ordine di non partecipare alla chiama per evitare ‘franchi soccorritori’. Ma nella prima serata la consegna è ancora per la ‘bianca’.  “Beh, i voti in fuga ci sono…” racconta Iorio da Montecitorio. Dove, nell’attesa, ha sdoganato il selfie.

1.iorio

I democratici sono fiduciosi dopo aver ‘evaso’ la pratica delle altre due fumate nere. Da Venittelli a Totaro passando per Ruta prevedono un consenso più ampio della soglia minima (505 voti). La quarta chiama, quella decisiva, dalle 9.30 del 1 febbraio.

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