Il clima, va detto subito, è completamente diverso. Tanto i partiti erano critici qualche mese fa, tanto oggi – alla vigilia del giro di boa che rimette in pista le ambizioni e i patti pre elettorali di tutti – gli concedono credito. “Stavolta non mi faccio condizionare da nessuno”, ha detto il governatore del Molise Paolo Frattura ai segretari delle forze politiche che lo sostengono. “Prima ascolto tutti – partiti e movimenti -, poi decido io”.

Magari le frasi, alla lettera, non saranno state queste nel conclave del 3 luglio a Palazzo Vitale. Il senso però sì. Il che a più di qualcuno ha fatto cambiare idea. Qualcuno che ne criticava la poca comunicazione con l’alleanza, un mancato decisionismo diventato difetto di leadership, ora confida in una radicale inversione di atteggiamento. Almeno nelle intenzioni, Frattura è adesso un presidente che ‘comanda’. E che ha fatto capire chiaramente in quella riunione di avere a cuore la funzionalità del Consiglio, per le riforme da approvare e attuare, e per i provvedimenti di sponda all’azione della giunta. Dunque, di privilegiare una giunta di esterni: chi vuol restare o entrare nell’esecutivo si dimetta da consigliere, se lo è. Non un aut aut, un’ipotesi a cui lavora però lo è. Un’analisi su cui più di qualche partecipante al conclave di inizio luglio concorda.

Mancano ancora alcune settimane alla metà del mandato.  Solo allora, al rientro dalla pausa estiva, si comincerà a fare sul serio nei negoziati che riguarderanno la rielezione dell’ufficio di vertice del Consiglio regionale, le presidenze delle commissioni e, appunto, la giunta di Palazzo Vitale. Nel frattempo però emergono indiscrezioni, ragionamenti, movimenti, nuove alleanze e perché no scommesse.

In pole position per la presidenza di Palazzo Moffa resta Vincenzo Cotugno. Il capogruppo di Rialzati Molise, beffato due anni e mezzo fa da una conta interna che l’allora gruppo dirigente del Pd (Leva e Ruta) dirottò su Vincenzo Niro, aspetta da allora un risarcimento che il governatore non ha mai smesso di garantire. Sul ‘destino’ dell’attuale presidente dell’Assise di via IV Novembre ci sono visioni divergenti. Per molti – in maggioranza – dopo che i Popolari per l’Italia (di cui oggi è referente in Molise) hanno mollato Renzi, le sue quotazioni come probabile neo assessore – c’era sul punto, sostiene Niro, un patto – sono drasticamente precipitate. Ma c’è anche chi non è convinto che i prossimi due anni li trascorrerà da semplice consigliere. Lui stesso ha ricordato che l’alleanza vale in Regione, ma pure a Campobasso, Termoli e Isernia. E Frattura, soprattutto in questa sua nuova ‘versione’ di leader pieno (e unico) della coalizione di governo, potrebbe pesare bene le eventuali conseguenze di uno strappo con Niro.

In gioco, questa volta per ‘vincere’, anche la sinistra della coalizione. Il rassemblement Psi-PdCI-Sel è pronto a pretendere il rispetto degli accordi: al partito che, fra i piccoli, prende più voti tocca un assessorato. Pare che nel 2013 la concretizzazione sia stata stoppata dal Pd, che avrebbe dovuto cedere una delle sue due poltrone. “Ora il presidente non può non mantenere l’impegno”, dicono dalle parti della sinistra.

E c’è da capire che ruolo avranno adesso i dem, guidati da Micaela Fanelli a cui potrebbe sorridere l’attuazione della parità di genere. Fermo restando che se tiene fede alle avvertenze Frattura ascolterà tutti. Poi deciderà da solo.

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