Da oggi la politica torna al lavoro. Una settimana per riprendere il ritmo, l’8 settembre è fissata la prima seduta del Consiglio regionale dopo la pausa d’agosto. Sanità e area di crisi i temi più ‘scottanti’. Ma per il ‘Palazzo’ molisano all’ordine del giorno c’è il rinnovo delle cariche apicali, la boa del ‘metà mandato’ raggiunta dall’amministrazione guidata da Paolo Frattura. Fra i protagonisti, il capogruppo di Rialzati Molise Vincenzo Cotugno. Il movimento, nel 2013, rimase fuori dall’esecutivo nonostante i circa 15mila voti raccolti e nella corsa alla presidenza dell’Assise di via IV Novembre Cotugno fu ‘beffato’ all’ultimo momento dal coordinatore (allora) dell’Udeur – oggi a capo dei Popolari per l’Italia -, Vincenzo Niro. La scelta fu determinata dal gruppo dirigente del Pd, in particolare dal segretario dell’epoca Danilo Leva e dal senatore Roberto Ruta. Ora, quel ‘danno’ può essere risarcito. Cotugno è infatti in pole position, nelle indiscrezioni che si susseguono sempre più insistenti man mano che si avvicina la metà del mandato (il rinnovo è previsto a ottobre), per la guida dell’Assemblea legislativa.

In questa intervista, però, Cotugno resta prudente. Ricorda la lealtà mostrata alla causa anche nei momenti più amari. E preferisce parlare della seconda fase del governo Frattura. Dopo un periodo di grande austerità e sacrifici, l’ingegnere intravede mesi di opportunità.

Consigliere Cotugno, il governo Frattura è al giro di boa. Sono passati due anni e mezzo dal vostro insediamento, crede che il bilancio sia positivo?

“Io credo di sì. Il presidente Frattura, insieme alla giunta e al Consiglio regionale, ha lavorato con grande impegno al risanamento dei conti pubblici ottenendo i primi riconoscimenti anche dalla Corte dei conti. Certo, quando si ristruttura un ente in crisi non si fa notizia. Ma il nostro impegno con gli elettori prevedeva al primo punto il rilancio della Regione Molise e non può esserci rilancio né sviluppo se prima non risaniamo i conti. Questo lavoro ci ha permesso di accertare anche residui di somme non spese e di fare chiarezza sulle reali capacità di investimento della Regione. Ora abbiamo un quadro chiaro e vedrete che le prossime finanziarie saranno indicative di un’inversione di tendenza rispetto al passato”.

Tuttavia, le opposizioni continuano a denunciare una forte inerzia da parte della Regione.

“Le opposizioni fanno il loro mestiere. Noi abbiamo trovato sul tavolo questioni assai delicate, con grossi gruppi industriali già praticamente decotti. In passato la Regione ha pensato di risolvere le crisi aziendali di questi gruppi intervenendo in prima persona, iniettando soldi pubblici nelle aziende private. È stato un errore. Trent’anni di Iri avrebbero dovuto insegnare qualcosa. L’interventismo pubblico nella gestione delle aziende è come una droga, da l’illusione che tutto va bene salvo poi svegliarsi in fin di vita… Un’impresa deve reggersi con capitali privati e deve dotarsi di un management capace e piani aziendali credibili. È il mercato che farà poi la giusta selezione. La Regione può intervenire sulla fiscalità, sul potenziamento delle infrastrutture, sul miglioramento delle condizioni al contorno per favorire gli investimenti, ma non può diventare un azionista”.

Ma il Molise sconta un tasso di disoccupazione fra i più alti in Italia e la chiusura di un’azienda ha un impatto notevole sul sistema produttivo.

“Questo è vero, ma la soluzione non può essere capitalizzare le aziende in crisi con i soldi dei contribuenti. Il Molise – come del resto l’Italia – non può pensare di trovare la via allo sviluppo nei settori manifatturiero e dei servizi. Il sogno perseguito negli anni ’70 e ’80 di industrializzare il nostro Paese si è rivelato un’illusione. Come pure la leva occupazionale pubblica, cercando di impiegare la mano d’opera in eccesso negli enti statali o para-statali. Alla fine, queste politiche hanno generato un debito mostruoso e oggi ne paghiamo le conseguenze. Se l’incudine fiscale in Italia è così alta è proprio perché abbiamo un debito pubblico fuori controllo. Noi dobbiamo invertire questa tendenza, mettere sotto controllo la spesa pubblica attraverso una gestione più oculata delle nostre risorse e puntando su asset di sviluppo realmente produttivi”.

Per esempio?

“Per esempio la tutela del territorio. Il Molise è caratterizzato da forti smottamenti e una ricca presenza di acque. Questo produce frane, instabilità degli argini, dilavamenti… Per non parlare del rischio desertificazione denunciato proprio in questi giorni dal Cnr, che prevede nei prossimi anni la desertificazione del 58% del nostro territorio. Ecco perché sono convinto che il risanamento idrogeologico deve costituire il primo punto all’ordine del giorno: dobbiamo investire con intelligenza in quest’ambito tutte le risorse disponibili al fine di scongiurare, da un lato, le solite catastrofi cui ci hanno abituato i giornali ogni volta che si scatena un acquazzone e, dall’altro, l’isolamento di interi comuni da anni tenuti sotto scacco da frane mai regimentate. Una politica di risanamento su vasta scala significa investimenti per decine di milioni di euro, con creazione di nuovi posti di lavoro e miglioramento delle condizioni di vita per la nostra popolazione. In quest’ottica dobbiamo tutti salutare con grande soddisfazione il riconoscimento dell’area di crisi per il Molise, un grande risultato ottenuto dal governo regionale, che permetterà di sicuro di aiutare la ripresa di molte aziende e sollecitare nuovi investimenti sul nostro territorio”.

Crede che il riconoscimento dell’area di crisi aiuterà davvero il Molise?

“Guardi, intanto si è trattato di un risultato straordinario, anche sul piano politico. E poi è la dimostrazione che il lavoro di squadra premia, sempre. Questo risultato è stato ottenuto perché abbiamo remato tutti nella stessa direzione: il governo regionale, la deputazione parlamentare, le parti sociali, gli industriali… Ma ora: vietato sbagliare! Dobbiamo dare un’anima a questa misura, mettendo l’impresa al centro e potenziare la capacità di spesa dei fondi previsti nell’agenda 2014/2020. Il mio auspicio è che il Molise diventi la prima regione in Italia non solo per capacità della spesa ma anche per la velocità. C’è molto da fare e dobbiamo puntare ad aprire nei prossimi anni decine di cantieri”.

Quindi lei pensa che la soluzione per uscire dalla crisi passi per gli investimenti infrastrutturali?

“A dire il vero non lo penso solo io. È stato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, appena pochi giorni fa, a dichiarare che non c’è ripresa se non riparte l’edilizia. Il 96% della perdita di posti di lavoro in Italia conseguente alla crisi viene dal settore delle costruzioni. Se si vuol far ripartire l’occupazione bisogna puntare su infrastrutture e lavori pubblici. D’altronde la nostra Regione soffre di un gap infrastrutturale, a cominciare dalla viabilità. Ecco perché ho molto insistito in questi mesi per un ammodernamento della viabilità regionale da Venafro a Termoli. Abbiamo bisogno di potenziare la rete viaria regionale anche per consentire alle tante Pmi sparse sul nostro territorio di poter veicolare con maggiore facilità le loro merci. Di qui la necessità di promuovere forti investimenti anche sulla costa, potenziando gli scambi commerciali con gli Stati sull’altra sponda dell’Adriatico e facendo di Termoli una sorta di cerniera tra i Balcani e l’Italia. Dobbiamo poi svecchiare il nostro patrimonio e puntare a strutture di ultima generazione, interamente cablate e alimentate da fonti energetiche pulite. Strutture che offrano condizioni di lavoro ideali, efficientando gli spazi e creando anche all’interno delle aree urbane nuovi percorsi che spingano il traffico per servizi verso le periferie, aumentando le aree verdi e gli spazi per i più piccoli. Dobbiamo recuperare l’idea rinascimentale della ‘città ideale’ ovvero di una città a misura d’uomo. Credo che la vera sfida per la classe dirigente di oggi sia creare le condizioni per una vita migliore alle future generazioni: è una sfida che non possiamo permetterci di perdere, ne va del destino dei nostri figli”.

Programmi ambiziosi. Pensa di seguirli da presidente del Consiglio regionale?

“Sa bene che non sono un appassionato di toto-nomine. In questi anni ho dimostrato grande lealtà, anche quando la mia pazienza è stata messa a dura prova. Rialzati Molise è stata determinante per la vittoria del centrosinistra alle ultime elezioni e credo che nessuno possa contestare questo dato, come l’impegno da me profuso in questi anni al servizio dei molisani e della maggioranza di governo. Sono certo che i prossimi mesi saranno decisivi per la nostra Regione ed io sono pronto a dare il mio contributo”.

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