La Brexit sconvolge anche il Molise. Spaventa le amministrazioni territoriali come Palazzo Chigi. E però, questo il commento di tutti, bisogna reagire. L’Ue non può davvero più far finta di non aver capito. Deve cambiare rotta.

“Alla fine tutti perderemo qualcosa – dice Aldo Patriciello, eurodeputato del Ppe – La situazione è drammatica. Sono momenti in cui è necessario far prevalere la ragione”. Il 52% degli elettori della Gran Bretagna ha detto basta all’Ue. Seguiranno ora i negoziati previsti dal Trattato di Lisbona per concretizzare l’exit. Non meno di due anni per l’uscita consensuale. “Bisogna prendere atto dell’esito del referendum e rispettare fino in fondo la scelta democratica compiuta dal popolo britannico. È il momento della riflessione e della responsabilità: isterie collettive e derive populiste non farebbero bene a nessuno in questa delicata fase”, commenta Patriciello. Gestire bene il divorzio, ma soprattutto “sapersi rinnovare e recuperare la spinta propulsiva per rilanciare un nuovo progetto di integrazione”: questo deve fare l’Unione secondo il parlamentare molisano a Strasburgo. “È nel Dna dell’Europa superare i momenti di difficoltà e saper trovare le soluzioni giuste per invertire la rotta. Il voto di Londra ci dice che l’Ue perde quando smarrisce la propria visione comune del futuro: un’unione di interessi economici non è ciò che vogliono i cittadini. Al tempo stesso il referendum britannico dimostra come tutte le deregolamentazioni e gli accordi ‘privilegiati’ sottoscritti in sede europea con la Gran Bretagna non siano serviti a creare una più stretta comunione di intenti”. C’è da “raccontare un’altra Europa, con la convinzione che soltanto una Ue pienamente democratica, pacifica, inclusiva e solidale può reggere la sfida di un mondo sempre più globalizzato”.

Il governatore Paolo Frattura è visibilmente coinvolto. In mattinata incontri e conferenze stampa, la domanda sulla Brexit si rincorre. Ex presidente di Unioncamere, negli elementi di apprensione ricomprende le ripercussioni per l’economia, il sistema imprenditoriale, ma pure per i cittadini comuni. Nel pomeriggio affida ad una nota la preoccupazione per il segnale che arriva dal referendum Uk. Perché “corrisponde a un’espressione di dissenso e delusione, sentimenti che vanno considerati. Questo risultato però non mette in discussione il significato di Europa: intendiamolo come sprone a valorizzarla per renderla più vicina al sentire comune. C’è un’Europa – evidenzia – che, pur operando con serietà e rigore, non raggiunge i cittadini, soprattutto le fasce più deboli. Recuperare questa distanza è il dovere di tutti gli Stati membri. Non ci sono dubbi sulle opportunità e garanzie che l’Europa ci dà ogni giorno, opportunità in particolare per le piccole realtà come il Molise che proprio in Europa e grazie all’Europa hanno vissuto importanti esperienze di aggregazione e condivisione per la crescita del territorio a cominciare dall’Euroregione adriatico-ionica. L’Europa, la nuova Europa che uscirà da questa ferita più forte e più umana, è il solo futuro possibile”.

Giovanni Di Stasi, ex governatore del Molise ed esperto di politiche comunitarie (è stato anche inviato del Consiglio d’Europa), usa una metafora semplice: non si può tenere in un matrimonio chi non vuole. In quest’ottica la Brexit è stato “un atto di libertà che va rispettato”. Di più, però, è un “messaggio straordinario alle istituzioni, forse una sferzata salutare per la leadership europea”. Ci sono stati dei fatti a determinare questo esito, prosegue la sua analisi, frutto anche di una “rotta sbagliata che allontana i cittadini dalle istituzioni non solo nel Regno Unito. Questo è il primo danno – conclude-, cerchiamo di evitarne altri”.

Un “brutto segnale per l’Europa”, commenta l’ex presidente della Regione Michele Iorio. “Non saprei obiettivamente quali saranno gli effetti finali ma certo comincia una fase molto complicata. Spero che l’idea europea riesca a superare questo momento”. Quel che è avvenuto impone di “riconoscere alcuni errori che ci sono stati, dal punto di vista dell’economia, l’eccessiva rigidità burocratica oltre ogni logica, la poca solidarietà verso chi è in difficoltà, l’affermarsi della legge del più forte rispetto al concetto di Europa in cui tutti partono alla pari. Se si riprende la rotta dei principi ispiratori la strada è ancora vincente anche rispetto a posizioni estremiste che esasperano i difetti dell’Europa ma difficilmente mi capita di leggere che l’Europa in sé è da abbattere”.

Su Facebook il commento del vicepresidente della Regione Vittorino Facciolla: “In Inghilterra ha vinto la Brexit grazie al voto degli ultrasessantacinquenni a danno dei tantissimi giovani che hanno votato per un’Europa inclusiva e solidale. Il prossimo referendum che voteranno in Inghilterra è se chiudere le frontiere anche ai gallesi e agli irlandesi. Sciovinismo delle minoranze, meno si è e più si tende a sbranarsi”.

Un pensiero ai tanti molisani in Gran Bretagna lo rivolge Michele Petraroia. Per l’ex assessore regionale “non sarà semplice né in termini generali ma nemmeno per le generazioni cresciute con l’Erasmus rimettere le lancette dell’orologio indietro di 43 anni. In un simile clima c’è bisogno di idee chiare e di messaggi forti, di rilanciare il progetto di unificazione politica dei popoli europei, integrando le politiche fiscali, dotandosi di un solo esercito e di un sistema unitario di protezione sociale”.

Da Noi con Salvini esulta Francesca Iafelice: “Il fatto che questa Unione indirizzi la maggior parte dei suoi sforzi politici a inondare di clandestini afro-islamici i paesi europei, sulle teste dei cittadini comuni, non è per niente accettabile”. Si può dire no, prosegue. E dà appuntamento al referendum costituzionale di ottobre.

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