Una negoziazione serrata con Roma per il futuro del Molise. È l’auspicio del consigliere regionale Michele Petraroia che ricorda come “dopo la pesante crisi economica del 2008, l’elemento di discrimine che si pone al cospetto di chi ha amministrato, e di chi amministra il Molise, è se porsi come la longa manus dello Stato che sta riorganizzando la propria articolazione territoriale, o se negoziare in termini dialettici un diverso assetto istituzionale che preservi le funzioni essenziali e tuteli le popolazioni delle aree periferiche e marginali”.

L’esponente di centrosinistra sposa con forza la seconda opzione anche perché – ricorda – “il Molise dal 2008 non ha mai avuto la forza di negoziare col Governo, ha ignorato il disegno di semplificazione che ne determinerà la scomparsa, ed ha continuato a dilettarsi nelle proprie divisioni di basso profilo, del tutto avulse dall’evoluzione degli assetti amministrativi imposti dalla troika europea. L’agenda non è mutata dal 2008 in poi. Per tornare al Molise è di questi giorni la conferma della soppressione della Corte d’Appello da parte del Ministro della Giustizia Andrea Orlando e tra qualche mese si riproporrà nei decreti delegati sulla semplificazione del Ministero della Funzione Pubblica anche il tema delle piccole Prefetture. Sappiamo che l’eliminazione di diversi Uffici Statali relegherà la nostra regione nella pregressa condizione di atavica marginalità storica, rendendola poco appetibile per tutti, se è vero come è vero che l’interpello nazionale per nominare il nuovo Direttore del Ministero dei Beni Culturali per il Molise è andato deserto e la postazione è rimasta vacante. I burocrati statali conoscono il disegno di semplificazione e smantellamento amministrativo in corso, e preferiscono evitare di candidarsi per una responsabilità in bilico che prima o poi farà la fine della Legione Carabinieri, della Corte d’Appello, della Prefettura di Isernia e dei Tribunali minori. Se si vuole fermare questo stillicidio che si protrae da otto anni bisogna cambiare metodo, non assecondare la narrazione nazionale e avviare una negoziazione complessiva sul futuro assetto del territorio che si estende dalle Mainarde all’Adriatico e dal Trigno fino al Fortore e al Matese”.

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