Ettore Rosato arriva in Molise e fa tappa ad Agnone. Per una festa interregionale dell’Unità che come sottotitolo reca ‘Alto Medio Sannio’. Come dire che siamo nel cuore del problema: un luogo di confine bellissimo dal punto di vista ambientale e difficilissimo sotto l’aspetto logistico e della mobilità. Il capogruppo dem alla Camera discuterà della strategia per le aree interne coi governatori Frattura e D’Alfonso e i segretari regionali Fanelli e Rapino, i parlamentari Venittelli e Covello, l’assessore Veneziale. Alla vigilia, ascolta al telefono la descrizione del contesto e risponde alle domande di Primo Piano Molise. Referendum e Pd, certo. Ma soprattutto le chance di sopravvivenza per un territorio che per la stragrande maggioranza è ‘area interna’. E i provvedimenti per il lavoro e la ripresa economica.

Onorevole Rosato, che possibilità ha il Molise di restare autonomo nell’Italia che il governo Renzi immagina attraverso la riforma che in autunno sarà sottoposta al giudizio dei cittadini?

“Io distinguerei i due argomenti. Intanto, questa riforma non tocca la possibilità di cambiare i confini delle Regioni. Ridefinisce, migliorandoli,  i rapporti fra lo Stato e le Regioni, cancellando le competenze concorrenti che creavano solo contenziosi , assegnando allo Stato centrale alcune scelte: per esempio la promozione turistica, le infrastrutture, l’energia. Ciò sarà un vantaggio per le Regioni più piccole come il Molise che oggi hanno meno forza per far pesare le loro ragioni. E poi questa riforma definisce il federalismo differenziato che consente alle Regioni di avere più competenze in base alle loro capacità di assolverle. Il Parlamento, cioè, potrà dare nuove funzioni alle Regioni, a patto che abbiano però i conti in ordine. Competenze che possono essere svolte meglio in Molise che a Roma. C’è poi un tema più generale: verso dove andare come sistema delle Regioni? Io penso ci sia bisogno di fare sistema, perché ‘piccolo e bello’ non funziona. Non significa dover necessariamente  fondere le Regioni, ma sicuramente fare sistema con quelle vicine. Ma a scegliere devono essere i molisani…”.

Il dibattito sulla macroregione non è un tabu ma rinunciare a 50 anni di autonomia o, peggio, essere smembrata e variamente riaccorpata come propone il ddl dei due parlamentari del Pd Morassut-Ranucci, non è una prospettiva che questa terra vive con piacere.

“No, guardi, per me è un principio inderogabile: queste scelte vanno condivise con il territorio”.

Patto per il Molise, area di crisi. Per molti versi chanceirripetibili per il Molise pesantemente provato dalla congiuntura. Come deve spenderseli, secondo lei, la classe dirigente perché siano efficaci e non promesse mancate?

“Deve spenderseli con autorevolezza e convinzione perché a Roma c’è un governo che vuole dare una mano a fare un salto di qualità. I fondi dell’Unione europea vanno utilizzati per progettare il futuro, non per sistemare piccole cose del presente. È questa la sfida racchiusa nel Masterplan che il presidente Frattura e il presidente Renzi hanno firmato”.

Si avvicina il referendum sulla riforma costituzionale, onorevole, e il clima nel Pd peggiora. D’Alema ufficializza il suo no, Bersani chiede modifiche all’Italicum.

“La riforma costituzionale è stata votata da tutto il gruppo parlamentare del Pd e di conseguenza mi aspetto che tutto il gruppo lavori per far vincere il Sì. Non c’è stato un voto di fiducia, e sul testo, condiviso, abbiamo lavorato tutti. E poi,  agli italiani , interessa poco delle polemiche, a loro interessa cosa andiamo a cambiare. E allora, vogliono tagliare di un terzo i parlamentari? È la volta buona. Vogliono finirla col ping pong del bicameralismo? Questa è la volta buona. E poi la riforma è frutto di un dibattito durato 30 anni. Che adesso chi non è riuscito a portarla a compimento quando aveva grandi responsabilità critichi chi ora ce l’ha fatta mi sembra un po’ ingeneroso”.

Anche a livello locale, però, ogni decisione – dalla riforma alla scelta del quarto assessore della giunta Frattura – diventa elemento di scontro fra la maggioranza e la minoranza del Pd. Come se foste sempre in fase congressuale.

“Bisogna dire che siamo rimasti l’unico grande partito a mantenere una dialettica interna. Tutti gli altri risolvono il dissenso con le espulsioni. I 5 Stelle hanno espulso il 30% dei parlamentari. Il centrodestra è diviso in quattro partiti. Noi conserviamo la dialettica. Capisco che l’effetto esterno non è dei migliori, ma alla fine però arriviamo sempre in fondo”.

Di Maio dice che gli ultimi dati Istat sull’occupazione dimostrano che abbiamo sprecato i soldi col Jobs Act. Al di là della diatriba politica, diminuiscono gli sgravi e cala pure il numero dei nuovi contratti a tempo indeterminato. La legge di bilancio sarà ‘la volta buona’ per un intervento più organico sul costo del lavoro?

“Quando concediamo gli sgravi non va bene, se non li concediamo non va bene uguale. In 30 mesi abbiamo avuto 600mila occupati in più, la disoccupazione è scesa di due punti, il Pil è passato da -1,9 a +1%. C’è molta strada ancora da fare, è vero. Ma piuttosto che continuare a demolire, come fa una parte importante dell’opposizione, noi siamo impegnati a fare le cose. E anche questa finanziaria farà la sua parte per continuare a ridurre la tassazione sul lavoro”.

5 Commenti

  1. Sergio Sammartino scrive:

    Una domanda, tutto voi che la pensate così…avete almeno mai sentito parlare di Majella Madre, associazione molisana che dal 2010 propugna l’uscita dalla cosiddetta autonomia (mai vera) che ci ha portati ad un isolamento soffocante? Almeno iscrivetevi al gruppo facebook!

  2. Donatella Autieri scrive:

    Quando si parla di “difendere un’autonomia di cinquant’anni”, non si capisce bene autonomia rispetto a che cosa. Autonomia nel crearsi le proprie occasioni di sviluppo? Di rendere le città a misura d’uomo, decorose, ricche di verde? Di non essere isolata per mancanze di infrastrutture viarie? Dalle mie parti due più due fa quattro.

  3. di santo domenico scrive:

    perche non si fa un riferendum dai molisani e gli abruzzesi se vogliono ritornare ha vivere assime ho no

    distinti saluti domenico

    • Mariapaola Marchitto scrive:

      Anche con i marchigiani, Domenico. L’Abruzzo ha ancora troppe lacune simili alle nostre, mentre la regione Marche e’ un passo avanti in termini economici, industriali, fiscali, amministrativi: possiamo solo imparare.

  4. Donato Paolone scrive:

    Se i molisani scelgono, probabilmente scelgono male. Per quanto ci sia una fetta critica nei confronti delle mancanze della politica locale, ce n’è un’altra ancora legata alla logica della clientela, che quindi è portata a votare nell’ottica del tornaconto personale. Si faccia pertanto un decreto nazionale che sancisca la macroregione, e non se ne parli più. Abbiamo dimostrato di saper male utilizzare la nostra autonomia, e’ meglio che lasciamo perdere…

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