Per la salvaguardia dei presidi di sicurezza e di giustizia della regione Molise, il presidente del Consiglio regionale, Vincenzo Cotugno, ha incontrato il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico.

All’incontro, tenutosi a Roma presso Palazzo Madama, hanno partecipato anche i componenti la deputazione consiliare, i consiglieri Fusco Perrella e Totaro, l’assessore Carlo Veneziale, in rappresentanza del Governo regionale, e la delegazione parlamentare molisana, composta dagli   onorevoli Venittelli, Leva e il senatore Ruta.

Il presidente Cotugno ha illustrato al viceministro Bubbico le problematiche che maggiormente preoccupano la popolazione molisana, come la chiusura del Comando regionale dei Carabinieri, di recente trasferito in Abruzzo, e la paventata soppressione del Comando regionale dell’esercito prevista per il 2018.

“Il Molise ha fatto della sicurezza interna un biglietto da visita da mostrare e difendere con orgoglio – ha evidenziato Cotugno -. L’asticella dell’attenzione e della prevenzione deve essere sempre alta, stante la vicinanza di aree a rischio di infiltrazioni malavitose. Abbiamo chiesto, inoltre, che ci sia un attento controllo sulle presenze dei collaboratori di giustizia e sull’opportunità di riconsiderare la “quota” dei soggiorni in Molise, tema oggetto di molteplici mozioni in Consiglio regionale nel corso degli ultimi anni”.

Il presidente Cotugno ha poi incentrato il suo intervento sulla permanenza della Corte d’Appello di Campobasso, legandola indissolubilmente alla stessa autonomia regionale.

“In Molise c’è grande preoccupazione per il rischio di soppressione della Corte di Appello di Campobasso, alla luce della riforma della geografia giudiziaria sul territorio nazionale” ha sottolineato Cotugno “ritengo che ci siano servizi che possono essere condivisi con altre regioni, altri invece, come la Corte d’Appello e i tribunali, che identificano la stessa autonomia di un territorio, occorre che vengano salvaguardati. Legati alla Corte, infatti, ci sono una serie di servizi e funzioni che verrebbero di fatto chiusi, facendo venir meno la necessità di identificarci come regione”.

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