Primi contraccolpi del voto per il referendum costituzionale. Dal Comune di Campobasso vengono chieste le dimissioni del sindaco Antonio Battista. Ad avanzare la proposta è il capogruppo dell’Udc, Michele Ambrosio.

“La maggioranza dei cittadini – dice – boccia il premier Renzi in campo nazionale e in ambito locale sfiducia di fatto il sindaco di Campobasso, nonché presidente della Provincia, che si è speso in prima persona per il Si al referendum, personalizzando la competizione sia con il comitato “basta un SIndaco” sia con altre iniziative pubbliche, oltre ad una serrata campagna elettorale, come il personale volantinaggio del 29 novembre, telecamere al seguito.
Un atteggiamento grave e irriguardoso nei confronti della città di Campobasso da parte di chi, nel suo ruolo istituzionale super partes, avrebbe invece dovuto rappresentare l’intero capoluogo e tutta la comunità, e non militare per una parte politica e una posizione partitica, pur di ottenere la terza personale poltrona a palazzo Madama, dopo quella di palazzo san Giorgio e palazzo Magno.
Ora, coerentemente e analogamente alle dimissioni del premier, deve lasciare la guida di una città che lo ha sonoramente bocciato, che si è espressa negativamente sulla pessima riforma costituzionale e sulla approssimativa amministrazione approssimativa, con un responso elettorale a Campobasso in cui il NO (60,58) supera persino la media nazionale (59,95)”.

Un Commento

  1. Ettore scrive:

    Ambrosio, non faccia della polemica sterile sullo stile del “Piove, governo ladro”. Oggi, 19 agosto 2017, giorno in cui sto scrivendo, il volto di Campobasso è quello di sempre, a tre anni dal mandato Battista: degrado, incuria, anarchia cittadina ed automobilistica. E’ da questo che bisogna partire per valutare l’operato di un amministratore, non da cose di altro da lui, in cui si trova immerso solo perché fa parte di un partito che ha deciso -giustamente, se lo lasci dire- di indire un referendum su temi che rendono l’Italia un Paese medievale! Con altrettanta onestà intellettuale, però, affermo che non c’è un esponente dell’opposizione che abbia chiaro che cosa significhi restituire al capoluogo la dignità perduta. Mi è capitato di interagire con più di uno di coloro che siedono negli scranni dell’opposizione, e ho percepito un balbettio da parte loro nel momento in cui gli parlavo di questi temi. La verità è: non c’è, a Campobasso, una persona con i connotati giusti per guidarla, ossia uno preparato istituzionalmente, con idee chiare su programmi di recupero del decoro, moralmente specchiato, aperto al dialogo con i cittadini e capace di sintetizzare questo dialogo in azioni concrete per la città.

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