Prosegue la lotta intestina al Pd dopo l’esito del referendum costituzionale. Tirato in ballo da Rita Formichelli che ne aveva chiesto le dimissioni da presidente della Provincia di Isernia Lorenzo Coia non ci sta e contrattacca.

«Il linguaggio è da rivoluzione francese, forcaiolo, la testa non si chiede per reato di opinione, ovvero aver sostenuto una riforma costituzionale, votata dal 59% dei parlamentari, che non elimina le province, ma semplifica un livello istituzionale completando un processo di costruzione di un Ente di area vasta che parte dalla legge Del Rio del 2014. Mi aspettavo più rispetto da un rappresentante delle istituzioni soprattutto per il fatto che a sostenere una difficile campagna referendaria di cambiamento la mia era la posizione più scomoda, perché minoritaria e controcorrente e in più avrei rischiato di perdere la poltrona di Presidente qualora fosse stata cancellata la Provincia. Resterà delusa la consigliera Formichelli ma mi sarei aspettato che eventuali dimissioni per incoerenza me le chiedesse uno dei 550 consiglieri comunali o sindaci che mi hanno eletto o uno dei miei colleghi di partito, ma da chi non ha potuto partecipare alla mia elezione a Presidente della Provincia non accetto indicazioni di percorso. Né mi sognerei di chiedere le dimissioni della consigliera Formichelli che, coscientemente, ha sostenuto una posizione di rigetto della Riforma costituzionale al pari del Sindaco D’Apollonio e di Forza Italia. Né mi sono sognato di chiedere le dimissioni dell’onorevole Leva, suo mentore, che, dopo aver votato per tre volte in Parlamento la riforma, ha operato, contro le posizioni del Pd, per farla bocciare dagli elettori. È la democrazia, la coerenza è altra cosa, appartiene alle persone con una certa integrità morale».

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