Molise e Abruzzo di nuovo insieme? «Per me non si dovevano dividere…». Al voto prima del 2018? Difficile. Comunque, Antonio Razzi sulla legge elettorale che serve al Paese ha le idee chiare: proporzionale ma senza nominati. Benedette preferenze, al senatore azzurro originario di Giuliano Teatino non fanno paura. Anzi: «I cittadini devono poter scegliere chi vale e chi no».
Il 22 aprile sarà ad Agnone. Lo hanno invitato i tassisti altomolisani che lavorano e vivono nella Capitale. Organizzano una manifestazione per l’ospedale Caracciolo e a tutela del diritto alla salute di quell’area di confine, dove il Molise e l’Abruzzo di montagna sono ancora la stessa cosa. «Molti dei tassisti molisani mi conoscono qui a Roma… verrò volentieri. Non sono mai stato ad Agnone e sarà un’occasione per conoscerla». La verità, commenta, è che «chi vive fuori dalla propria terra la ama ancora di più, ha più a cuore le sorti». Chi meglio di lui può saperlo. «E certo, ho fatto 41 anni in Svizzera, chi lo sa più di me?».
Umorismo spiccato con inclusa autoironia e la celebre imitazione di Crozza: sono elementi che insieme spiegano il fenomeno Razzi. Un parlamentare capace di ridere degli sfottò del web sulla sua presenza all’Onu – testimoniata da un’immagine diventata subito oggetto dei più vari fotomontaggi – tanto da condividere e retwittare i post che lo prendevano di mira. La politica di questi anni, però, è triste, poco stimolante. Che sia scesa la qualità, è una prima valutazione che il senatore del Chietino consegna a Primo Piano. «Non c’è aiuto reciproco per fare il bene dei cittadini. L’uno contro l’altro solo per un voto in più. E poi si dicono cose che è impossibile mantenere. Un esempio? Il partito di Tsipras. Chi ci rimette alla fine è sempre il cittadino».
Quindi, cosa fare? Finirla qui e andare al voto subito? Scafato, il senatore mette in fila una serie di tappe e ragioni inoppugnabili – fino alle primarie il Pd non ha un segretario quindi non c’è interlocutore certo per la nuova legge elettorale e per approvarla poi ci vorrà fino all’autunno, febbraio è a un passo – e conclude che è difficile si torni alle urne prima della scadenza naturale. Serve, comunque, una norma che dia ai cittadini il potere di scelta, con le preferenze, su chi mandare in Parlamento. Potere, precisa, e responsabilità.
Infine, senatore, ma se il Molise tornasse con l’Abruzzo ci guadagnerebbe? Domanda seria, il dibattito sulle macroregioni la fa da padrone da anni nella Ventesima Regione che fatica sempre più a restare – economicamente e finanziariamente – autonoma. «Se fosse stato per me non ci sarebbe stata la divisione. Per me le due regioni non si dovevano dividere». Non ne vede i motivi tuttora, dice. Sono aumentate solo le presidenze, le poltrone. «Sono due regioni piccole. Nel caso del Molise, ci sono molti più molisani all’estero che in patria. E anche gli abruzzesi all’estero sono tanti, un milione e 200mila o un milione e 300mila. Insieme sarebbero più forti, divise sono deboli. Quindi io sono d’accordo che si riunifichino. Fuori dall’Italia per tanto tempo si è ancora parlato di Abruzzo e Molise… Abbiamo le stesse tradizioni, lo stesso dialetto… Secondo me più stiamo insieme e meglio si sta».
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