Il caso è finito in Parlamento e a portarlo alla Camera è stata la deputata dem Laura Venittelli. È scontro all’interno del centrosinistra regionale. Da un lato il delegato alla Protezione civile Ciocca, che ha difeso la scelta di procedere a una nuova selezione di personale tecnico (per un numero inferiore di addetti) per completare la ricostruzione. Dall’altra la deputata che con un ordine del giorno chiede invece al governo Gentiloni «misure immediate per garantire l’impiego dei lavoratori, già adeguatamente professionalizzati, formati ed esperti, della Protezione civile del Molise nell’Agenzia regionale per la ricostruzione, in luogo di bandire nuove selezioni di personale».
Dei 218 vincitori del concorsone del 2012, riepiloga Venittelli, 84 hanno il contratto scaduto il 31 marzo 2015 «dopo soli15 mesi di servizio, a fronte dei 36 mesi inizialmente prospettati», per gli altri il rapporto di lavoro è cessato definitivamente il 29 febbraio 2016. «I lavoratori da tempo cercano di instaurare un dialogo con il governo regionale ma alle rassicurazioni e alle promesse non hanno fatto seguito iniziative concrete; invece di valorizzare queste figure professionali valide, adeguatamente formate ed esperte, la Regione ha bandito una selezione pubblica per individuare nuove unità lavorative da inserire nell’Agenzia regionale per la ricostruzione post sisma; una scelta che non si ritiene sia rispettosa delle posizioni dei precari», affonda Venittelli. Tanto più che il 100% dei comuni del Molise è a rischio idrogeologico e che, utilizzando i tecnici che se ne sono già occupati, la ricostruzione ne guadagnerebbe in efficienza e celerità. Per questo, la parlamentare termolese ha chiesto misure immediate per i precari.
Proprio loro, i precari, rispondono al delegato Ciocca che ha ricordato come il concorso a cui hanno partecipato è all’attenzione della magistratura penale. «Non ha alcun diritto di accomunare – dicono – e fare di tutt’erba un fascio delle persone che hanno partecipato al concorso Arpc, danneggiando così l’immagine di decine di professionisti, padri e madri di famiglia. Lei sa benissimo che dei circa 200 assunti, come si è letto dappertutto sulla stampa locale, le persone partecipanti al concorso rinviate a giudizio sono sei o sette al massimo». Si appellano, inoltre alla presunzione di innocenza che vale per i loro colleghi e per i politici molisani che pure hanno controversie penali in corso. «Se applicassimo la sua teoria lei stesso, oggi, non farebbe parte di nessun Consiglio regionale, perché probabilmente sciolto. I tribunali decidono chi è colpevole, non i consiglieri regionali. Consigliere Ciocca si ricordi che questa è la Repubblica Italiana, non uno staterello a regime dittatoriale, e che lei fa parte delle istituzioni, quelle che dovrebbero garantire legge ed equità». Infine, l’accusa: Ciocca conosceva le difficoltà dell’Agenzia e «ha saputo risolverle solo mandando tutti a casa». «Noi non facciamo politica – concludono – ma stiamo solo esercitando e rivendicando il nostro sacrosanto diritto alla difesa del posto di lavoro, diritto che lei dovrebbe conoscere bene e tutelare vista la sua appartenenza di partito»

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