Una formalità, anche se non delle più semplici. La manovrina oggi è al vaglio dell’Aula di Montecitorio. Annunciato, poi passato in secondo piano (più per educazione istituzionale forse che per altro), un voto di fiducia potrebbe chiudere la partita alla Camera in poche ore. Poi l’esame al Senato, dove i numeri per Gentiloni sono più risicati. Il decreto, comunque, va convertito in legge entro il 23 giugno. E all’interno del provvedimento, ormai sancito dal passaggio in Commissione Bilancio, c’è l’articolo 34 bis che approva con legge il programma operativo straordinario della sanità molisana e ne affida l’attuazione al presidente-commissario Paolo Frattura.
Ieri in tarda mattinata il verdetto della Commissione presieduta da Francesco Boccia: sì all’emendamento del governo, respinti tutti i subemendamenti (M5S e Mdp) che puntavano a sterilizzarlo. «Un fatto estremamente positivo che non mina l’autonomia decisionale della Regione nella gestione del nostro servizio sanitario, ma al contrario la blinda. Quest’approvazione, raggiunta grazie al lavoro condotto con la Commissione Bilancio di Montecitorio, ci consente di cancellare, mi auguro definitivamente, la possibilità che chiunque, anche senza una riconoscibilità giuridica, possa impugnare l’atto di programmazione delegando a terzi la decisione sulla funzionalità e sulla bontà del documento stesso», il commento del governatore Frattura. Che poi ha sintetizzato: «Grazie agli effetti della trasformazione del nostro Pos in legge dello Stato, finalmente daremo la spinta necessaria all’attuazione della riforma sanitaria: è quello che interessa a noi. A noi interessa assicurare ai cittadini molisani qualità, intensità di cura come fatto altamente innovativo e territorio vicino al cittadino, con il medico che va dal paziente e non viceversa». Per il suo piano, approvato in Conferenza Stato-Regioni, lo stesso iter seguito da Berlusconi per l’Abruzzo nel 2011.
«Il governo nazionale continua a condividere e sostenere le scelte del governo regionale riconoscendo la qualità della proposta che abbiamo messo in campo. Ora, chi grida allo scandalo, lasciando intendere chissà quali devastanti scenari apocalittici per la sanità molisana, sa di fare soltanto molto rumore per nulla, come al solito», la conclusione di Frattura. Che di più non ha voluto aggiungere, preferendo aspettare il responso dell’Aula.
Resta sulle barricate il Movimento 5 Stelle del Molise che ha bollato il piano come «progetto Sfascia-Sanità». Un progetto, la critica di M5S, che «non rispetta in più punti il decreto 70», per il quale manca «il documento più importante, quello relativo all’integrazione tra Cardarelli e Fondazione Giovanni Paolo II. Nel frattempo, però, continuano a chiudere i reparti e continuano i tagli ai servizi come conferma lo stop ai ricoveri in degenza per l’Oncologia proprio al Cardarelli senza aver predisposto alcuna alternativa realmente operativa». Bordate, dai grillini, anche a tutti gli altri esponenti politici che si sono schierati contro l’emendamento: a Iorio «che ha contestato la pratica utilizzata dal governo Gentiloni, forse dimenticando che è la stessa procedura usata» per Chiodi nel 2011 e che è, per M5S, il responsabile del commissariamento; a Leva «che ora si sbraccia contro la privatizzazione della Sanità, ma che nel 2013 benediceva l’ingresso del ‘gruppo Patriciello’ nel centrosinistra» e a chi in maggioranza critica Frattura ma «poi davanti ai propri rappresentanti a Roma non hanno il coraggio di difendere i propri concittadini». Ieri, per i 5 Stelle, è stata «la giornata peggiore per la sanità molisana. Ce ne accorgeremo presto e forse neanche mandare Frattura a casa potrà servire a qualcosa».
Sinistra italiana non si dà per vinta e, col segretario regionale Notarangelo, annuncia che i parlamentari presenteranno un emendamento per eliminare l’articolo 34 bis della ‘manovrina’.

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