«Quando si vota? Non è un problema da discutere adesso. La domanda giusta è ‘quando si vota la legge elettorale?’ e io rispondo entro la prima settimana di luglio».
Alla direzione nazionale del Pd, la prima dopo il suo ritorno alla guida del partito, Matteo Renzi detta il cronoprogramma. Non è contento di quella che chiama già «la nuova legge». Non è la sua ma registra «una significativa convergenza tra FI, M5S, la Sinistra di Fratoianni e anche la Lega». Su cosa? «Sul sistema tedesco e i suoi elementi inamovibili – la soglia del 5% e il nome scritto sulla scheda. Quindi la vogliamo perché accettiamo una sorta di pacificazione istituzionale con il 90% cento dei partiti italiani».
Fin qui le certezze sul sistema elettorale che all’improvviso prende forma concreta. Roma voterà come Berlino. E probabilmente insieme a Berlino, in autunno. Il che non è piaciuto alla minoranza orlandiana. In 31, fra i componenti dell’area che fa riferimento al Guardasigilli, hanno bocciato l’ipotesi di voto anticipato: «Puntare ad un ritorno alle urne in autunno, subordinando a questa scelta la legge elettorale, rischiando l’esercizio provvisorio di bilancio… significherebbe assumersi la gravissima responsabilità di un salto nel buio», hanno scritto i dissidenti. Frizioni serie anche con Ap di Alfano.
Da quanto già trapela il sistema tedesco modificato per la Camera funzionerebbe così: 303 deputati sarebbero eletti in collegi uninominali, col maggioritario dunque. Sulla scheda, il nome del candidato che Pd, M5S, Forza Italia propongono ai cittadini. Altri 303 onorevoli entrerebbero a Montecitorio col proporzionale puro: un listino bloccato di candidati (da 4 a 6) tra cui scegliere. Altri 24 fra estero, Val d’Aosta, Trentino Alto Adige. I seggi verrebbero attribuiti solo ai partiti che superano il 5% dei voti a livello nazionale.
Ancora è molto presto per capire come funzionerebbe sul territorio. Per il Molise è circolata in queste ore l’ipotesi di due collegi uninominali (ai tempi del Mattarellum erano tre). Una simulazione elaborata dal prof D’Alimonte (il padre dell’Italicum) per Il Sole 24 Ore e pubblicata ieri anche dal Messaggero dà l’idea di come sarebbe composta la Camera in base agli ultimi sondaggi: al Pd col 29% dei voti proporzionali andrebbe il 35% dei seggi, 217 deputati (ppiù o meno lo stesso risultato per M5S), a Forza Italia col 12,4% una novantina di deputati (il 14,9% dei seggi).
L’accordo, di fatto raggiunto, tra Forza Italia e Pd. «Durante l’incontro tra il Partito democratico e Forza Italia in merito alla riforma della legge elettorale, i capigruppo Dem e `azzurri´, Rosato, Zanda, Brunetta e Romani, hanno concordato – si legge in una nota del gruppo FI alla Camera – un calendario dei lavori per le prossime settimane». Oggi verrà presentato in commissione Affari costituzionali a Montecitorio il maxiemendamento Fiano al testo base; domani inizieranno le votazioni in Commissione; il nuovo testo base arriverà in Aula alla Camera lunedì 5 giugno, e qui verrà approvato nel più breve tempo possibile; il testo licenziato dalla Camera arriverà al Senato, dove la nuova legge elettorale verrà approvata in modo definitivo entro la prima settimana di luglio».

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