«Starei attento ad esultare se fossi il Pd. L’interpretazione di questa tornata non è quella che stanno dando loro e lo sanno».
Antonio Federico, portavoce dei 5 Stelle in Consiglio regionale ammette: alle amministrative di domenica abbiamo perso ma nessuno si illuda che siamo finiti. Lo scrive su Facebook, conferma poi l’analisi al telefono. Non vuole unirsi al coro, e non vuole che M5S sia accomunato all’abitudine tipicamente italiana, di chi il giorno dopo il voto ha comunque vinto.
«Questo test dimostra che oltre al simbolo c’è bisogno, sul territorio, di persone che abbiano una storia e siano affidabili». Certo, sottolinea, comunque alle amministrative i grillini pagano l’autonomia, «siamo sempre nella situazione di una lista contro 12 per dire. E a volte ci va bene, come a Campobasso, in cui con una sola lista siamo arrivati a un soffio dal ballottaggio. Ma spesso non è così». Questo non vuol dire nascondersi la realtà. « Noi non siamo come quelli che alle elezioni vincono sempre tutti e non perde mai nessuno. Dobbiamo guardare a noi stessi con umiltà senza cercare responsabilità in altri: usciamo sconfitti da questa tornata elettorale. Il simbolo del Movimento 5 Stelle è garanzia di un metodo e di regole certe, ma da solo può non bastare. Sui territori la differenza la fanno le persone, con le idee, con le competenze, con l’affidabilità, con il lavoro e la presenza. “Uno vale uno” – dice Federico – non è mai significato “uno vale l’altro”, ma piuttosto che l’obiettivo è quello di mettere tutti allo stesso livello di conoscenza per poter quindi partecipare e decidere con consapevolezza. Questo è il passaggio più difficile della nostra lenta, ma inesorabile, rivoluzione culturale».
Detto questo, M5S è ‘vivo e lotta insieme a noi’ per dirla banale. «C’è tutto il sistema dei partiti che in ogni dove sta tirando un sospiro di sollievo cercando di far passare l’idea che il Movimento 5 Stelle sia finito. Che il nostro sia solo un bluff e che gli italiani lo stanno capendo. Ma lo dicono a denti stretti, con timore, con la consapevolezza propria di chi sa che sta dicendo qualcosa in cui non crede per niente, ma a cui ha bisogno di aggrapparsi disperatamente. Si sbagliano, lo sanno e se ne accorgeranno. Siamo gli unici che hanno avuto il coraggio di metterci la faccia, senza nascondersi dietro liste civiche e affrontando le solite frotte di candidati in coalizioni raffazzonate».
Da Roberto Gravina, candidato sindaco nel capoluogo di regione nel 2014 e portavoce a Palazzo San Giorgio, una presa di posizione più netta (che conferma quelle fin qui più volte dichiarate pubblicamente). Sempre su Facebook e in riferimento al risultato di Parma (al secondo turno vanno l’ex M5S Pizzarotti, sindaco uscente espulso da Grillo quando è stato indagato, e il centrosinistra con Scarpa) Gravina afferma senza mezzi termini: «Brutta cosa essere autoreferenziale. Non vedi e non senti! Non vedi i tuoi limiti, non senti chi li evidenzia in buona (o cattiva) fede. I risultati delle elezioni amministrative dovrebbero farci riflettere. Federico Pizzarotti “vince” ugualmente con una sola lista civica, rispettando le origini ma al tempo stesso annientandole! Un voto di opinione bello pieno, altro che balle! E allora, sicuri sicuri che qualcosa non la stiamo sbagliando?». r.i.

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