Il senatore Ulisse Di Giacomo vede un manovratore dietro gli scontri che stanno infiammando il centrodestra. E per questo assicura: mi impegnerò a portare la questione Molise a livello nazionale, « non voglio che il Molise venga definitivamente distrutto dalla sinistra, magari con qualcuno che ride sulle sue macerie».
C’è un piano, sostiene il parlamentare ex FI, un obiettivo che qualcuno si è prefissato: «Impedire che il centrodestra si unisse su un candidato credibile per cacciare Frattura». Anche lui si schiera contro il tavolo del centrodestra, organizzato a suo parere «sulla base degli equivoci, dal momento che negli ultimi cinque anni alcuni dei partecipanti non solo non hanno fatto la pur minima opposizione al centrosinistra, ma addirittura sono stati la stampella di Frattura in Regione e in altre realtà». Al tavolo non ci sono i civici, né gli esponenti storici della coalizione, i comitati a difesa della sanità e dell’ambiente. «Un tavolo autoreferenziale», lo boccia. L’accusa è di aver organizzato una «conventio ad exludendum: il candidato alla presidenza non può essere Michele Iorio! Questo editto non viene giustificato da alcuna motivazione, non da questioni politiche né da riscontri sondaggistici, ma, a quanto è dato sapere, dal fatto che Iorio si stia muovendo sul territorio per proporsi alla presidenza della Regione». Nel 2013, ricorda, fu lui a dire che la candidatura dell’allora governatore uscente non era la migliore in quel momento. Ma «un candidato deve essere vagliato e giudicato per quello che rappresenta in quel momento». Escluso l’ex presidente, poi, «il famoso tavolo ha cominciato a far filtrare nomi di candidati improbabili e improponibili, naturalmente tutti perdenti, costringendo Iorio ad assumere l’unica decisione che gli restasse: andare per la sua strada e candidarsi con le sue liste».
Di Giacomo è convinto che il centrodestra così perderà «perché Iorio ha la sua forza ma da solo non può farcela e il resto del centrodestra, se Iorio resta candidato, non troverà neanche il candidato disposto a sacrificarsi ben sapendo che senza Iorio andrebbe incontro a sconfitta sicura». Qui, conclude, «si chiude il cerchio che una mente diabolica ad arte ha immaginato: impedire che il centrodestra si presenti unito e vincente alle prossime regionali e dare una mano ad una sinistra alla canna del gas che invece non avrebbe nessuna possibilità di vincere. Questo ha un prezzo, naturalmente: i giganteschi interessi personali e gli affari che qualcuno in questi cinque anni ha fatto e vorrebbe continuare a fare in futuro con il governo regionale». Il ‘dossier Molise’ va trasferito a Roma, dunque, insieme a quello di Lazio e Lombardia che voteranno nel 2018.

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