Quando fu arrestato insieme al figlio Eugenio per l’arsenale trovato nel bagagliaio di un’auto parcheggiata in un garage a Termoli, Felice Ferrazzo era un collaboratore di giustizia.
Oltre all’applicazione delle misure cautelari, gli fu revocato il regime di protezione. Ma ‘il danno’ era fatto. L’inchiesta della Dda aquilana ha accertato che Ferrazzo era rimasto un capo ndrina, che da Termoli al litorale abruzzese la ‘ndrangheta ha esteso i suoi affari criminali.
L’ex assessore regionale Michele Petraroia, sulla base delle risultanze della relazione della Dia al Parlamento sul secondo semestre 2016 – che «conferma l’accentuarsi del fenomeno delle infiltrazioni mafiose in Molise connesso ad un’errata gestione dei collaboratori di giustizia e dei pentiti» -, ha scritto al ministro dell’Interno Minniti sollecitando «una celere verifica sul numero dei pentiti e/o collaboratori di giustizia sottoposti al programma di protezione inviati in Molise al fine di evitare che gli stessi, come è già accaduto, estendano le proprie attività anche sul territorio molisano. La tardiva revoca dei benefici del programma protezione – ragiona Petraroia – non impedisce agli ex collaboratori di giustizia di radicarsi nelle nuove aree di insediamento né limita le loro intraprese, traffici e/o affari di ogni genere come la Dia ha opportunamente documentato nel suo ultimo rapporto circa il territorio di Termoli e dell’area costiera tra Abruzzo e Molise».
Nella nota anche il disappunto per la soppressione del comando regionale dell’Arma dei Carabinieri, del distaccamento della Polstrada di Larino e di altri presìdi di polizia e per il mancato potenziamento degli organici delle forze dell’ordine né della dotazione strutturale, tecnologica e di mezzi a disposizione.
«Il suo impegno assunto a Foggia il 10 agosto scorso, dopo la strage mafiosa di San Marco in Lamis, è un primo passo – sostiene Petraroia rivolgendosi a Minniti – che indirettamente tutela anche il Molise, ma è necessario mutare l’approccio dello Stato nei confronti della nostra regione se si intende tenere i potentati criminali lontani dal controllo dell’economia locale attraverso investimenti, riciclaggio, sub-appalti, forniture di beni e servizi alla Pubblica amministrazione, gestione di servizi pubblici essenziali ed eventuali immissione di capitali illeciti tesi a condizionare gli assetti democratici del territorio».

2 Commenti

  1. Giandomenico Cacciapuoti scrive:

    Non si abbassi mai la guardia su questo FLAGELLO. Il Molise ha già tanti problemi dei suoi. Se ci mettiamo anche questo, possiamo chiudere baracca e burattini!

  2. Gianpaolo Libertucci scrive:

    In Molise si stanno sottovalutando troppe cose, nell’indifferenza generale e nell’errata convinzione che il mondo inizi e finisca con il proprio micro-cosmo. Non bisogna sottovalutare il fenomeno MAFIA: le regioni infestate da questa piaga ce lo hanno insegnato, e sono lì continuamente a ricordarcelo.

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