Intesa sulla riforma elettorale regionale, da un lato. Dall’altro, nessuna chiusura al tavolo del centrosinistra. La porta resta aperta a Mdp, che guadagna la conferma del sostegno di Antonio Di Pietro (voterò per Bersani e porterò la bandiera di Mdp, ha detto a Telemolise). Per ora partiti e movimenti del centrosinistra si concentrano sul programma.
Questa la sintesi di un pomeriggio di riunioni, la prima in via Genova e l’altra in via Ferrari.
Legge elettorale: c’è l’accordo sui punti fondamentali. Entro questa settimana il testo sarà elaborato, dalla prossima ogni giorno sarà buono per depositare la proposta di legge in Consiglio regionale. La riforma elettorale, il testo base concordato in maggioranza ma evidentemente aperto (almeno nelle intenzioni) a modifiche che ne possano ampliare il consenso in Aula, sarà firmata dal governatore Frattura, dal presidente dell’Assise Cotugno e dagli altri colleghi di coalizione nella veste, appunto, di consiglieri. Il ddl non passerà per la giunta, Frattura sul punto è chiaro: la legge elettorale non può essere tema da esecutivo, «siamo rispettosi dei ruoli e dei poteri».
Gli elementi essenziali il presidente li ha concordati coi suoi (la maggioranza a 11, mancava solo Facciolla ma era assente giustificato ed evidentemente in linea con Frattura) in una riunione a Palazzo Vitale che ha preceduto il tavolo del centrosinistra al Pd.
Nella bozza, da quello che filtra, ci sono l’abolizione del listino, quella del voto disgiunto, il premio di maggioranza alla coalizione che arriva prima (in modo da arrivare al 60% per garantire governabilità), la doppia preferenza di genere per assicurare la parità, la sospensione degli assessori dal ruolo di consigliere per il tempo che restano nell’esecutivo, il ‘paracadute’ per il migliore dei presidenti perdenti che prende automaticamente l’ultimo seggio assegnato al suo schieramento. La soglia di sbarramento per le coalizioni non sarebbe ancora decisa in maniera definitiva (dal 10 al 15%). E sui collegi la mediazione, questa l’ufficialità, è a buon punto. Tre, due o uno: le proposte già depositate presentano questo ventaglio di ipotesi. Ufficiosamente, però, si sa da tempo che l’opzione su cui ci si è intesi è quella del collegio unico. Prevista dal ddl a firma di Niro, Di Pietro e Sabusco, la scelta di un’unica circoscrizione riapre in qualche modo anche il dialogo con l’ex capo di Palazzo D’Aimmo proprio nelle ore in cui il centrodestra pensa di aver già riagganciato Niro e i suoi Popolari per l’Italia.
Un prologo fortunato per il presidente Frattura. Pare che nessuna obiezione ostativa sia emersa al suo tavolo. Poi molti dei partecipanti alla riunione di maggioranza si sono spostati in via Ferrari per la riunione della coalizione convocata dalla segretaria dem Micaela Fanelli. Al suo tavolo non sono mancati gli alleati che Mdp e Ulivo 2.0 non vogliono più: Rialzati Molise (con Cotugno che ha sottolineato l’esigenza di pari dignità) e Alternativa popolare (con Nagni). C’erano anche Giovanni Di Stasi (che con Astore e Di Giuseppe ha dato vita al movimento Nuova Alleanza Civica), il Centro democratico di D’Orsi, Filippo Monaco (eletto con Costruire democrazia ma da un paio d’anni in maggioranza e rappresentante del gruppo Sinistra consiliare con Ioffredi e Ciocca), il Psi (miniscalco), Unione per il Molise (Facciolla, che ha aderito al Pd, e Micone), il Molise di tutti (con Cristiano Di Pietro). Mancano solo Mdp e Niro. In entrambi i casi un’assenza annunciata. Se Leva non si siede al tavolo con Ap e Rialzati Molise, Niro pure ieri pomeriggio a Isnews ha detto: non ci sono le condizioni per partecipare.
La presenza di Di Pietro jr non era scontata. Certo, vale la posizione e non la presenza. Ma considerando che quello di ieri è stato davvero il primo giro di tavolo, la conta di presenti e assenti è significativa. Su Fb ieri mattina il delegato alla Caccia ha confermato di non rinnegare le cose condivise con Frattura: «Troppo facile prendersela con i vertici e scaricare chi si è fortemente sostenuto fino al giorno prima. La mia lealtà ribadisco, non è ad intermittenza o a convenienza». Ma, ha poi aggiunto, «prima di tutto viene mio padre, uomo a cui sono legato affettivamente e per cui nutro una profondissima stima e ammirazione. Ecco perché il mio destino è legato e intrecciato al suo, mai sarò in contrapposizione con lui e con le sue scelte. Insieme faremo il possibile per ritrovare l’unità nel centrosinistra, unica strada per il bene del Molise».
Di Pietro jr ci sarà anche alla prossima riunione. Perché non solo non c’è stata chiusura a Mdp ma anzi, nella nota inviata alle redazioni dopo la prima riunione, c’è un appello ai bersaniani molisani: «Nessun veto e nessuna preclusione nei confronti di nessuno, nemmeno nei confronti degli amici che fanno capo all’Mdp, al quale il tavolo rinnova l’invito per un momento di confronto ampio e responsabile, utile a superare le divergenze e mettere al centro della discussione l’interesse generale del Molise». Certo, si parte dalla coalizione che ha vinto nel 2013 (di cui Patriciello faceva parte e in chiaro). Assente perché non invitato (per lui parla il Pd in un incontro di partiti, chiarisce lui stesso), del governatore Frattura non si è parlato. Né in genere di nomi: prima il programma. Ma l’azione del suo governo è stata rivendicata dai firmatari della nota: pur ritardato da mancate riforme e divisione, si legge nel documento, il rilancio del Molise «si è avviato ed adesso va sostenuto con coerenza». Si riparte dal 2013, dunque dice il tavolo, e quanto è accaduto in questi quattro anni e mezzo non è da bocciare.

ritai

Un Commento

  1. Chi ci vuol fregare scrive:

    Il premio di maggioranza alla coalizione che arriva prima, e’ una boutade. Più democratico mettere una soglia per accedere al premio di maggioranza. Diversamente l’odiato frattura potrebbe vincere le elezioni col 20% dei suffragi e governare con una maggioranza del 60%.

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