Lo hanno già ribattezzato un ‘sistema misto’ come quello previsto dalla legge in vigore dal 1993 al 1995 (Mattarellum) ma “rovesciato”. In quel caso, infatti, la maggior parte del Parlamento era eletta nei collegi maggioritari. Nel ‘Rosatellum’ 2.0 (dal nome del capogruppo Pd alla Camera Rosato) è il contrario: è la quota proporzionale a farla da padrona.
Il testo, che approda oggi alle 15 in Aula alla Camera per la discussione dopo il sì della Commissione Affari costituzionali, stabilisce questo rapporto: 64% di listini plurinominali a fronte del 36% di collegi uninominali. La soglia di sbarramento sia per la Camera sia per il Senato è al 3% a livello nazionale per le liste, al 10% per le coalizioni. Sono 231 i seggi alla Camera e 109 quelli al Senato assegnati con i collegi uninominali: vince il candidato più votato. Gli altri sono assegnati con il metodo proporzionale. Le circoscrizioni sono 20 per il Senato e 28 per la Camera. Al governo è assegnata la delega per ridisegnare i collegi.
Il Molise avrà una circoscrizione per il Senato (unico collegio uninominale), due i collegi uninominali per la Camera: Molise 1 e Molise 2. La mappa la stabilirà il governo ma verosimilmente la zona di Trivento e l’area matesina dovrebbe votare con Isernia (così accadeva con il Mattarelum). Quindi, la regione eleggerà due senatori: uno con il maggioritario e l’altro sul proporzionale, saranno espressione dello stesso partito o comunque – visto che sono ammesse le coalizioni – di forze politiche alleate. Alla Camera, invece, dal Molise andranno in tre: gli eletti sul maggioritario e un deputato col proporzionale.
All’elettore verrà consegnata un’unica scheda, sia per il proporzionale sia per il maggioritario. Non è possibile il voto disgiunto. Sulla scheda (in pagina il facsimile) il nome del candidato nel collegio sarà affiancato dai simboli dei partiti che lo sostengono. Barrando sul simbolo del partito il voto andrà al candidato del collegio e al partito per la parte proporzionale.
Ci sono la quota di genere (60-40) e la possibilità di un massimo di cinque pluricandidature nei listini proporzionali, ma anche la possibilità per un candidato di presentarsi sia nei collegi uninominali che in quelli plurinominali. Infine, non c’è l’indicazione del “capo della coalizione” – ovvero del candidato premier – né l’obbligo per la coalizione di presentare un programma comune.
Ma sarà approvata stavolta la riforma elettorale? Questi gli schieramenti contro: data per scontata l’opposizione radicale di M5S, che va verso l’ostruzionismo, si cerca di ricucire con Mdp. Che con il capogruppo a Montecitorio, Francesco Laforgia, minaccia di «portare l’Italia in piazza» in caso di fiducia. Secondo il capogruppo dei bersaniani in Commissione Affari Costituzionali, Alfredo D’Attorre, «questa è una legge che allontana la costruzione del centrosinistra».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.