Il valore delle poste di bilancio non parificate dalla Corte dei conti è di 3 milioni e 122mila euro. Di cosa si tratta? Di impegni di spesa assunti del 2015 e del 2016 che però non si sono perfezionati negli anni di riferimento. Sono finiti nel Fondo pluriennale vincolato, il cui saldo è rilavante ai fini del pareggio, ma «la materiale contrattualizzazione», così la spiega il governatore Paolo Frattura, che avrebbe dovuto esserci nel 2015 e nel 2016, è avvenuta nel 2017.
Somme entrate nel Fondo vincolato che però non si possono inserire nel rendiconto al 31 dicembre 2016 ma vanno rescritte. Così, sinteticamente, a margine del giudizio di parificazione del consuntivo dell’anno scorso, è lo stesso presidente della giunta a spiegare in cosa consiste ora la manovra correttiva che la Regione dovrà mettere in campo.
Esteso dallo Stato alle Regioni con il decreto Monti (174/2012), è la prima volta che il giudizio di parifica non ‘sorride’ al governatore al 100%. C’è la parifica con riserve, con alcuni punti da correggere. Frattura evidenzia che i poco più di 3 milioni vanno parametrati al valore complessivo e forfettario del bilancio: vale a dire 1,2 miliardi. E non manca di tornare a quando si è insediato, anni in cui fu l’intero rendiconto (del suo predecessore) a essere bocciato dalla Corte costituzionale.
«La mancata cancellazione degli impegni confluiti erroneamente nel Fondo vincolato di spesa del 2016 in seguito all’operazione di riaccertamento ordinario ha determinato la scorretta quantificazione della consistenza del fondo vincolato», si legge nella relazione della Sezione di Controllo presieduta da Cristina Zuccheretti. Lo stesso vale per quelli registrati nel fondo dell’esercizio 2015. Scorretta l’indicazione del fondo in relazione alla spesa, corrispondentemente lo è anche per le entrate. Questa voce del rendiconto, perciò, concludono i magistrati di via Garibaldi, non può essere parificata.
Numerosi, poi i rilievi. Alcuni, però, accompagnati da un’attenuante che ne diminuisce la portata. Per esempio, se in materia di consulenze la Corte segnala lo sforamento rispetto al limite di spesa per quella voce, allo stesso tempo evidenzia la tendenza consolidata alla diminuzione rispetto agli altri anni. Così pure per la spesa destinata in generale al personale.
Ma andando con ordine, quanto all’indebitamento, questo è pari al termine dell’esercizio 2016 a 596.940.900 euro. La consistenza è in aumento del 65,66%. Questo per via dell’accesso al mutuo da 256 milioni per pagare i debiti pregressi della sanità. «Al contrario, al netto delle anticipazioni, l’esposizione debitoria sarebbe ridotta del 5,54% rispetto all’esercizio precedente», annota la Corte. Quanto ha sborsato Palazzo Vitale per il rimborso dei prestiti? 33,47 milioni di cui 17,43 di quota capitale e 16 a titolo di interessi.
Quanto ai derivati, sono tre le operazioni ancora in piedi. La Regione in questo caso è in linea con la normativa nazionale perché dopo il 2006 non ha stipulato ulteriori contratti derivati né ha aderito al programma di ristrutturazione del debito.
Nel 2016 sono state accertate entrate per 1,5 miliardi a fronte della previsione di 2,1, il 73,79%. Le riscossioni ammontano a quasi 1,4 miliardi, le somme non ancora riscosse a 171 milioni.
La Corte poi segnala anche incongruenze già rilevate in occasione dell’analisi dei rendiconti pregressi (disallineamenti tecnici nella movimentazione di cassa). E punta il dito sulla mancata pubblicazione del bando per il tesoriere, il servizio è in proroga dal 2014.
Le note più dolenti, alle quali il presidente della Regione ha replicato nell’aula di udienza, ancora una volta hanno riguardato la sanità e le partecipate. Quanto al primo punto, in estrema sintesi, la critica della magistratura erariale è che «l’equilibrio di gestione è garantito solo grazie al contributo di solidarietà interregionale». Nella relazione, il riepilogo dei conti della sanità: 42 milioni il disavanzo al quarto trimestre 2016, che sono diventati 22,7 dopo il conferimento delle aliquote fiscali. Il risultato di gestione si fa positivo, 2,2 milioni, con la quota 2016 del contributo di solidarietà. Aggiunge il procuratore Stefano Grossi nella sua requisitoria: «Il servizio sanitario della Regione Molise continua a produrre rilevanti deficit di gestione» e le «sanzioni previste in caso di disavanzo non sono state applicate solo per via del contributo di solidarietà interregionale».
Nel mirino anche l’Asrem, secondo la Corte ancora in forte ritardo nel pagamento dei fornitori.
Nel 2016 la Regione ha speso per il personale 37,4 milioni, 23,6 per le sole retribuzioni. Il dato è in calo, mostra così lo stesso andamento dell’intero triennio. Negativo il giudizio della Corte sulle consulenze: 145 i contratti di collaborazione, 2.2 milioni la spesa e dunque «oltre il limite previsto dall’articolo 14 comma 2 del dl 66/2014». Ma, comunque, si conferma il trend in flessione e si «registra una riduzione del 31,58% con una diminuzione in valore assoluto di 978.781 euro». Sempre in numeri assoluti, la spesa è di 452mila euro (a cui si sommano i 188mila euro per gli incarichi obbligatori per legge, 164mila euro ad esempio va al sub commissario della sanità). Il limite di legge è di 446mila euro.
Infine, in relazione alle partecipate (26), la Corte censura il piano di razionalizzazione del 2016 (ne è intervenuto uno nuovo da circa un mese che, ad esempio, dichiara dismettibile anche Autostrada del Molise Spa che un anno fa era in stand-by) e il fatto che l’iter relativo alla cessazione delle società dismissibili non sia ancora completato. Il tutto, evidenzia il procuratore, pur in presenza di un consulente nominato (anche, ndr) per le partecipate.
r.i.

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