Tra i papabili candidati governatori, il presidente del tribunale di Isernia Vincenzo Di Giacomo è il più corteggiato.
Il suo profilo, lo ha ribadito Primo Piano Molise ieri ma da mesi negli ambienti politici il gradimento viene affermato e ribadito da più parti, è apprezzato a destra e a sinistra. Magistrato, si è battuto in prima persona per salvare la Corte d’Appello promuovendo il comitato unitario che ha raggiunto un importante risultato (la riforma proposta dalla commissione Vietti di fatto si è bloccata). Si è anche occupato di vertenze spinose, come quella della Ittierre. Sono alcuni degli elementi per cui in molti guardano a lui come l’uomo giusto per le regionali del 2018.
Il diretto interessato però in questo momento frena un po’ gli entusiasmi dei suoi sostenitori più appassionati. E rispetto «ai ricorrenti riferimenti degli organi di informazione sulle proposte di una mia ipotetica candidatura provenienti da varie parti politiche», spiega in una nota, «pur prendendo atto di tali apprezzamenti rivolti alla mia modesta persona, chiarisco che tuttavia non ho preso in considerazione né tanto meno accolto alcuna proposta, essendo allo stato concentrato esclusivamente nell’adempimento delle mie funzioni giurisdizionali».
Certo, però, il giudice Di Giacomo vive appieno le difficoltà e i punti di svolta della sua terra. E quindi, aggiunge, da cittadino: «A mio sommesso avviso, per fare uscire il Molise dall’attuale grave crisi economica ed occupazionale occorrerebbe una forte compattezza ed unità, non la frantumazione, le spaccature e le divisioni. L’unità sarebbe un atto di amore verso questa nostra terra».
Un po’ il concetto che il fondatore dell’Italia dei valori Antonio Di Pietro ha posto all’attenzione dei suoi alleati. Il concetto di unità nel caso di Di Pietro era relativo a uno schieramento e non all’intero arco costituzionale. Di Giacomo sembra invece propendere, anche per la sua posizione ‘terza’, di magistrato, per una soluzione che metta insieme ampi settori della classe dirigente e della società civile molisana.
Quanto a Di Pietro, lui ha declinato l’invito dei fondatori dell’Ulivo 2.0 Roberto Ruta e Danilo Leva di rappresentare, appunto, l’uomo dell’unità. In sostanza, convincendo l’attuale governatore Paolo Frattura a farsi da parte. «La mia candidatura a presidente della Regione – ha detto l’ex pm di Mani pulite durante il confronto con il senatore Pd organizzato nell’ambito della kermesse ‘Fondamenta’ – ha già procurato divisioni, e io non sono alla ricerca di un posticino da estrema unzione. Dopo aver costruito l’Ulivo insieme a Bersani, oggi sono orgoglioso di ricostruire l’Ulivo 2. Ma dico una cosa che forse non piacerà a Mdp: l’Ulivo 2 non può esistere senza il Pd e né senza Mdp».
Ma non è detto che l’ipotesi di una sua candidatura sia tramontata.

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