Alla domanda se al governatore Frattura debba essere affidato un secondo mandato il vicepresidente del Consiglio Filippo Monaco risponde: «Per me la conferma è non solo sostenibile ma addirittura indispensabile. Sia per portare a compimento il lavoro programmato e costruire su di esso un nuovo Molise; sia perché in caso contrario il lavoro compiuto andrebbe disperso, vanificando l’impegno e i sacrifici che è costato ai molisani».
Eletto nella compagine che sosteneva nel 2013 Massimo Romano, si è allontanato gradualmente dalle posizioni di radicale opposizione al centrosinistra che il movimento dell’ex consigliere esprimeva. E a metà mandato, Monaco ha ufficializzato il passaggio in maggioranza.
Ora si dice pronto a dare il suo contributo. Gli impegni presi in campagna elettorale dall’attuale presidente erano ambiziosi. Fra questi, indica Monaco, bonificare e rendere efficiente la macchina della Regione, eliminando sprechi e clientelismo; ricostituire un sistema stabile di partenariato; modernizzare il Molise; moralizzare il potere, usandolo in misura quanto più sobria e discreta; mettere al centro il benessere delle persone e della comunità, passando dalla politica della cura a quella della salute come “interesse globale dell’intero sistema regione”.
«La razionalizzazione della spesa e dei servizi, la rimodulazione dell’impegno delle risorse e il loro accrescimento più che significativo, gli interventi di sostegno ai segmenti sociali svantaggiati, le politiche di pianificazione e di primo intervento per rimettere in moto i fattori di sviluppo – ragiona Monaco – hanno avuto un costo sociale, oltre che economico, comportando talvolta anche provvedimenti impopolari. E hanno avuto senso e giustificazione proprio nella prospettiva della costruzione di un Molise al passo con i tempi, inserito nelle dinamiche nazionali, europee e del mondo globalizzato».
Ora, secondo Monaco si è sulla strada giusta, e cita a sostegno della sua tesi i numeri Svimez. «Significa che le politiche messe in campo in questi anni sono andate nella giusta direzione: certo, il primo vero lavoro è stato quello di scardinare un sistema di idee ed un modo di fare politica altamente insito nelle abitudini e nel pensiero di tanti».
Infine, avverte: «Chi pensa o ha pensato di avere tra le mani un burattino da utilizzare a proprio piacimento in questi cinque anni di governo Frattura, si è dovuto ricredere ed anche in fretta: si è passati da una politica del personalismo ad una politica per la comunità. E questo non è un passo in avanti, ma un vero e proprio balzo. Si può forse dire – conclude – che Frattura e il suo governo hanno fatto tutto e bene? No. Ma cambiare il treno in corsa sarebbe sicuramente deleterio per la nostra regione. Allora, invece di pensare a come inventarsi nomi nuovi per ricette nuove, si impegni Frattura in un’operazione di condivisione dei metodi e delle azioni per i prossimi cinque anni, coinvolgendo i gangli vitali della società regionale, la “gente” – per dirla con un termine fin troppo abusato – che ha bisogno di chiarezza di idee e della tenacia per portarle avanti fino in fondo. Per questa operazione mi sento responsabilmente disponibile, al di là delle personali casacche, nel superiore interesse del Molise e delle sue popolazioni».

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