In Aula probabilmente già la prossima settimana. Se non martedì, perché il contenuto del disegno di legge è di quelli complessi da curare con attenzione, comunque Palazzo D’Aimmo si appresta a discutere in via definitiva la proposta di riforma elettorale. Probabilmente con una o più sedute monotematiche.
Ieri la I Commissione ha licenziato con parere favorevole il progetto a firma di Vincenzo Niro, Cristiano Di Pietro e Giuseppe Sabusco. Contrario solo l’ex presidente Michele Iorio. Ma l’organismo, per il testo, era un fortino blindato: ne fanno parte intanto i tre firmatari e poi Monaco e Di Nunzio, della maggioranza.
Adesso tocca all’Assemblea. Quanti voti convergeranno sulla legge che istituisce il collegio unico in Molise? Che peso avranno le istanze del territorio, a partire da Isernia? Il punto, emendabile come tutti gli altri dall’Assise, sembra però fissato.
Certo, il testo che arriva in Aula contiene un altro elemento che si scontra con le barricate annunciate di Iorio, Scarabeo e Totaro: la cancellazione del voto disgiunto. Elimina pure il listino, introduce la doppia preferenza di genere, conferma l’elezione automatica del primo dei presidenti perdenti, fissa uno sbarramento per le coalizioni e per i partiti che da soli candidano da soli un governatore (per esempio M5S) al 10%, la soglia per partiti e movimenti all’interno di uno schieramento è del 3%.
«Abbiamo fatto un lavoro serio e dotato finalmente la Regione di una legge elettorale propria dopo tanto tempo. Chi verrà eletto avrà rappresentanza vera dell’elettorato: con il collegio unico poi non ci saranno più consiglieri regionali da 1800 preferenze o con 500 voti». Così Cristiano Di Pietro, al termine dei lavori di commissione. Anche per Filippo Monaco, vicepresidente di maggioranza dell’Assemblea, «l’elemento qualificante del testo, il collegio unico, restituisce dignità e ruolo al consigliere regionale. Lo Statuto dice che rappresenta tutto il territorio e non Isernia o Campobasso».
Molto soddisfatto per il primo step il primo firmatario Vincenzo Niro. «Mi sarei aspettato che discutessimo la riforma quando, tempo fa, abbiamo presentato la nostra proposta, anche per condividerla con le parti sociali. Invece, ho dovuto chiedere l’applicazione dello Statuto per ottenerne la discussione. Comunque, abbiamo fatto un buon lavoro: il testo contiene regole chiare e trasparenti, senza squilibri. Sarebbe ridicolo che votassimo ancora con una legge del 1968. Mi auguro che questa legge sia presa nello spirito giusto».
Tra i no (box a parte), ci saranno quelli dei due grillini. Antonio Federico, infatti, già boccia il ddl perché «crea i presupposti per far sì che il prossimo governatore della regione Molise sarà colui il quale riuscirà a mettere insieme il maggior numero di liste a supporto della sua candidatura: insomma verranno fortemente premiate le coalizioni, le più ampie possibile, che si tengono insieme sulla base di meri calcoli elettorali piuttosto che di condivisione di idee e progetti per il bene comune».
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