Il Molise comincia a riflettere sulle potenzialità offerte dai “contratti di fiume” per una nuova strategia di tutela ambientale e sviluppo economico per il futuro. Lo faranno dirigenti del ministero dell’Ambiente e delle Autorità di bacino insieme alle istituzioni locali, al mondo dell’associazionismo ambientale rappresentato dal Wwf e da Legambiente e al sistema delle federazioni della pesca sportiva in un convegno in programma all’auditorium della Fondazione Cultura Molise di Campobasso lunedì prossimo e promosso dall’onorevole Laura Venittelli con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e dell’Ordine dei Geologi del Molise.
Il Molise, dice in sintesi Venittelli, ha una ricchezza inestimabile nell’acqua e nei corsi d’acqua. L’obiettivo è valorizzarli per fare reddito.
In questa chiacchierata con la deputata dem non sono mancate le domande, e le sue risposte, sull’attualità politica.
Onorevole, cosa sono i “contratti di fiume”?
«Sono accordi tra soggetti che hanno responsabilità nella gestione e nell’uso delle acque, nella pianificazione del territorio e nella tutela dell’ambiente. Si tratta di uno strumento volontario di programmazione strategica e negoziata che persegue la tutela, la corretta gestione e la valorizzazione dei territori fluviali e allo stesso tempo impegna le istituzioni coinvolte nello sviluppo locale e nella tutela ambientale dei territori».
Perché ritiene questo strumento strategico per il Molise?
«Dobbiamo rammentare chi siamo per rammendare i pezzi sfrangiati del nostro territorio, che altrimenti, divisi, andranno alla deriva ciascuno per proprio contro. Gli strumenti legislativi a volte riescono a indicare nuove strade per riannodare il passato e proiettare i territori e chi li vive nel futuro. Una terra come la nostra, fatta di tante piccole comunità interne, che vivono fra montagne e colline, prima di planare sulla pianura che porta al mare, ha nei fiumi e nei corsi d’acqua minori un patrimonio ambientale ed economico straordinario».
In concreto cosa può nascere dall’attivazione di un “contratto di fiume”?
«Le comunità che vivono lungo i percorsi fluviali avranno finalmente uno strumento di programmazione coordinata e di individuazione di risorse nazionali e comunitarie. Risorse ingenti, che potranno dare respiro ad economie altrimenti asfittiche e prive di prospettiva. Il “contratto di fiume”, insieme alla legge sui Piccoli Comuni, può essere davvero una valida risposte per la costruzione di nuovo futuro delle nostre comunità interne. La strategia del futuro del Molise, soprattutto quello delle aree interne, passa da qui».
Il metodo del confronto, che ripropone anche in questa iniziativa, è ormai divenuto il suo marchio di fabbrica?
«Siamo una piccola regione e penso che dovremmo avere la capacità di fare maggiormente sistema fra istituzioni, territori e mondo dell’impresa locale. Lo abbiamo fatto attraverso un metodo apprezzato di confronto fra governo e parti sociali nell’incontro con il sottosegretario all’Economia Baretta sulla legge di bilancio. Lo riproponiamo mettendo insieme il ministero dell’Ambiente, amministratori locali e il mondo dell’ambientalismo. Mi piace pensare di essere la deputata che utilizza lo strumento del confronto come metodo democratico che può favorire la crescita per la nostra regione».
Anche in questa iniziativa istituzionale si intravede il suo tema politico preferito: quello dell’unità.
«Il mio richiamo all’unità non è solo un brand di natura politica. È piuttosto una missione. Abbiamo un’autonomia regionale che non va sprecata, è un dono che i nostri padri politici ci hanno lasciato in eredità e non lo possiamo dissipare o peggio perdere senza esserne degni. È un credito quello dell’autonomia regionale che le future generazioni hanno il diritto di ricevere dalle nostri mani, possibilmente intatto e ben funzionante. Se non siamo uniti rischiamo di perdere questa conquista».

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