Presidente del Consiglio regionale e uomo di squadra. Vincenzo Cotugno spiega le ragioni politiche e istituzionali che lo porteranno a non opporsi al collegio unico, elemento qualificante della riforma elettorale che martedì potrebbe anche teoricamente essere approvata in via definitiva, e poi con un sorriso commenta: «Io devo accantonare l’idea dei due collegi… Paolo Frattura rinuncia alla proposta del Pd, che lui ha richiamato nei lavori in Commissione e ne contempla tre!!!».
Una sola circoscrizione, via listino e voto disgiunto, il sistema prevede un premio di maggioranza e una soglia di sbarramento al 10% per le coalizioni e del 3% per le liste che ne fanno parte. Doppia preferenza di genere e ‘paracadute’ confermato (c’è anche nell’attuale legge) per il candidato presidente che arriva secondo: entra automaticamente in Assise prendendo un posto della sua coalizione. Questi gli elementi essenziali del ddl a firma di Vincenzo Niro, Cristiano Di Pietro e Giuseppe Sabusco. Il testo è già all’ordine del giorno dell’Assemblea (era iscritto ai sensi dello Statuto come richiesto dal suo primo firmatario Niro), al secondo punto nell’agenda di martedì prossimo. Ora ha il visto della I Commissione da cui è stato licenziato con parere favorevole (assenti al voto finale Iorio e Sabusco, il primo però aveva dichiarato la sua contrarietà prima di lasciare i lavori).
La maggioranza ora spinge sull’acceleratore, pronta a procedere già martedì. Lecito aspettarsi che, invece, il fronte del no chieda di studiare e approfondire la proposta uscita dalla commissione.
Presidente Cotugno, è la prima volta in tanti anni che una riforma elettorale regionale approda in Consiglio. È già un traguardo.
«Era importante procedere alla riforma. La legge elettorale è una norma fondamentale e credo che il Molise sia l’unica Regione, forse al massimo ce n’è solo un’altra, a non aver legiferato autonomamente in materia. Certo, sarebbe stato meglio approvarla due o tre anni fa, all’inizio della legislatura. Ma è comunque meglio tardi che mai. Sono consapevole che subiremo gli attacchi di chi boccerà questo testo come una legge fatta dagli uscenti per i loro interessi. Però, ripeto: è importante che il Molise abbia una propria legge elettorale».
C’erano diverse proposte in campo. Quella che ha passato il vaglio della Commissione è stata presa come testo base emendabile in Aula. Però il dato del collegio unico, che la differenzia dalle altre e anche dalla sua, sembra un punto fermo. Lei cosa farà?
«Io sono favorevole al doppio collegio con la garanzia di sei seggi a quello di Isernia. Lo prevede il disegno di legge che ho depositato e che era stato condiviso da cittadini e amministratori della provincia di Isernia di cui avevo raccolto le istanze. Premesso questo, però, non mi sento di andare contro la volontà della maggioranza sul collegio unico. Intanto perché il gioco di squadra vale sempre. E, poi, bisogna ammetterlo: in democrazia ci vogliono i numeri. Neanche mi sento di contestare l’orientamento della maggioranza sulla circoscrizione unica riguardo alla linea di principio: che, cioè, il consigliere rappresenta l’intera regione. Mi sono confrontato con la presidente del Consiglio dell’Umbria, dove è stato istituito il collegio unico. Mi ha spiegato che funziona bene, anche dal punto di vista della rappresentanza territoriale. Capisco che sia dura da digerire adesso e metto in conto che ci sarà un primo impatto negativo, ma credo che a regime questa si dimostrerà la soluzione migliore».
Martedì potrebbe già essere la volta buona per il varo della riforma?
«Il disegno di legge è iscritto all’ordine del giorno. Penso che nel momento in cui si è deciso, prima la si approva e meglio è. Anche per correttezza nei confronti di chi ha intenzione di candidarsi alle regionali. Visto che cambiano le regole, bisogna renderle accessibili e note a tutte il prima possibile. Non è secondario, poi, il fatto che gli uffici istituzionali coinvolti nelle elezioni, penso alle prefetture e alla Corte d’Appello, pure dovranno realizzare i necessari passaggi tecnici previsti dalle norme prima del ritorno alle urne».

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