Collegio unico valido per tutta la regione, voto congiunto (chi sceglie un consigliere dà automaticamente la preferenza anche al presidente cui la lista del consigliere è collegata), non c’è più il listino di sei persone che – a seconda del bottino che la coalizione ha già fatto sul proporzionale – porta (portava) in Consiglio regionale due, tre o anche tutti e sei i ‘fortunati’ eletti a quel punto senza alcuna preferenza. C’è, per la prima volta alle regionali, la doppia preferenza di genere: se si esprimono due preferenze, devono essere per un uomo e una donna o viceversa. Gli sbarramenti sono al 10% per le coalizioni e al 3 per le liste. Vince lo schieramento che prende un voto in più degli altri, a cui va un premio di maggioranza. A Palazzo D’Aimmo (come anche attualmente) però siede pure il primo dei presidenti perdenti, con un seggio assegnato sua coalizione. Infine, gli assessori (potranno essere cinque da quando entrerà in vigore la modifica allo Statuto approvata in prima lettura martedì scorso) resteranno sospesi dalla carica di consigliere per il tempo che resteranno in giunta. Al loro posto in Assise i primi dei non eletti delle liste.
Martedì il ddl Niro-Di Pietro-Sabusco sarà al vaglio dell’Aula di via IV Novembre. È stato licenziato mercoledì dalla I Commissione con due modifiche rispetto all’impianto originario: il paracadute per il primo dei governatori sconfitti e la sospensione dei componenti dell’esecutivo.
La maggioranza fa quadrato, forte del recupero dell’ex presidente del Consiglio Vincenzo Niro. Per la sola causa riformatrice, frenerebbe lui. E aggiungerebbe: sono gli altri a convergere sul mio testo.
Ma, al netto del dissenso su alcune scelte di governo (come l’istituzione dell’Egam), le strade di Niro e Frattura non sembrano affatto così distanti come qualche settimana fa.
Il presidente di Palazzo D’Aimmo Vincenzo Cotugno, che aveva depositato un progetto con due circoscrizioni e la garanzia di sei collegi fissi a Isernia, ha spiegato – nell’intervista pubblicata ieri da Primo Piano – che non si metterà di traverso. In una maggioranza, ha spiegato, il gioco di squadra vale sempre. E poi si è detto convinto che, a parte l’impatto negativo iniziale (dovuto anche al fatto che la riforma arriva a fine mandato), quella del collegio unico per una regione piccola come il Molise si dimostrerà la soluzione migliore anche per aumentare la qualità della produzione normativa e quindi per ridare il giusto ruolo al Consiglio e ai consiglieri.
Le opposizioni (anche quelle interne), invece, si preparano alla battaglia. Scarabeo e Totaro avevano prodotto un ddl basato su tre collegi (Totaro, da Mdp, ha poi già espresso il suo no alla legge perché a quattro mesi dal voto cambia le regole del gioco). Iorio ieri a Isernia ha annunciato barricate e già ai lavori della Commissione aveva anticipato che presenterà numerosi emendamenti. Il centrodestra, quindi, è pronto all’ostruzionismo. Per i 5 Stelle la riforma favorisce le coalizioni, quanto più larghe possibile, solo per provare a vincere. E penalizza loro, quindi, che a sostegno del candidato presidente avranno un’unica lista, quella di M5S.
Servirà un po’ di tempo, quindi. Martedì potrebbe non essere il giorno del varo definitivo. Ma ormai ci siamo. Il Molise sta per dire addio alla legge elettorale del 1968, modificata nei primi anni ’90 per consentire l’elezione diretta del presidente, con cui fino al 2013 ha eletto il Consiglio regionale.
ritai

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