Aveva tentato nella passata legislatura, ha inseguito l’obiettivo come uno sportivo a cui manca un trofeo. Magari uno solo. Quel trofeo. Vincenzo Niro si gode quindi il day after. Chiusi quasi all’alba i lavori del Consiglio regionale con l’approvazione della riforma elettorale che sostanzialmente è il suo testo presentato insieme ai colleghi Cristiano Di Pietro e Giuseppe Sabusco – solo due le modifiche sostanziali e vale a dire la conferma dell’elezione automatica per il primo dei presidenti non eletti e la sospensione degli assessori dal seggio di consigliere per il tempo che restano in giunta -, a metà mattina l’ex presidente di Palazzo D’Aimmo è di nuovo operativo.
Soddisfatto, no?
«Credo di poter esprimere soddisfazione, sì. Perché dopo tanti anni, dopo il secondo tentativo – nel 2012 ne feci un primo che non fu recepito molto bene, fui costretto a difendermi in Aula per il modello che avevo tracciato, ovviamente nei confronti dell’opposizione – adesso siamo arrivati ad avere una nostra legge elettorale, una legge propria della Regione, che ci consente di avere regole certe e chiare per tutti: sia per i cittadini che si recano al voto e sanno come esprimere la loro preferenza, sia per i partiti e movimenti civici che devono costruire le liste».
È il padre del collegio unico, ma anche il politico che ha cancellato quello di Isernia.
«Credo che il collegio unico sia una profonda novità, al di là delle strumentalizzazioni di carattere demagogico che qualcuno ha voluto mettere in pista. Per una regione con 313mila abitanti non aderire a questo schema non sarebbe stata una bella figura nei confronti delle altre regioni. Invece il Molise al centro dell’attenzione delle altre Regioni perché in maniera coerente con gli obiettivi che la legge si prefigge riusciamo a colmare il gap che ci portiamo avanti da quasi 54 anni. Questo è l’obiettivo principale che la legge ha voluto raggiungere. Il consigliere, inoltre, riconquista un ruolo importante. Bisogna sapere cosa succede da Campomarino a Venafro. La nostra regione si attraversa in un’ora da un capo all’altro. Creare posizioni di tutela, recinti a mio avviso non avrebbe fatto altro che alzare barricate, che sarebbero servite a poco. Mi piacerebbe sapere, infatti, come si sarebbero distribuiti i resti per ‘bloccare’ i seggi garantiti a un territorio. E come si sarebbero assegnati i quattro seggi eliminati del listino. Ora, la responsabilità di coinvolgere l’intero territorio spetta a coloro che guidano i partiti e i movimenti, che devono saper ben distribuire i 20 candidati su tutto il territorio regionale. Chi ha sempre lavorato bene non ha problemi a candidarsi in un’unica circoscrizione. E quando entra nell’Assemblea legislativa sa cosa deve fare per il basso Molise, per Campobasso o per Isernia».
Si aspettava il no del centrodestra, dell’ex presidente Iorio?
«Guardi, il centrodestra nazionale ha spinto parecchio per dare alla nostra Nazione una legge elettorale chiara, al di là di come sono scelti i candidati o disegnate le circoscrizioni. Ma c’è una norma chiara. Troviamo le stesse soglie di sbarramento della nostra legge, 10% per le coalizioni e 3 per le liste in coalizione. È un passo in avanti. Con molta onestà quindi sono rimasto un po’ amareggiato per alcuni comportamenti conservatori che ho registrato sia in Commissione sia in Aula da parte di esponenti del centrodestra locale. Il Molise si è posto in maniera evidente contro la riforma costituzionale lo scorso dicembre, da quel corpo elettorale il messaggio che ci è arrivato è che i cittadini vogliono esprimersi con le preferenze. A parole tutti volevano raggiungere questo obiettivo, colmare la distanza coi cittadini, ma poi nei fatti qualcuno si è tirato indietro».
E che invece fosse Frattura, a cui non ha lesinato di recente critiche e prese di distanza, il governatore che ha tagliato il traguardo della riforma elettorale se lo aspettava?
«Nel mio accordo con Pd e Frattura c’era l’impegno a dotare questa Regione di una propria legge elettorale. Frattura questo passaggio lo ha colto e divulgato anche come base programmatica. Per esempio con l’obiettivo di eliminare il listino, che aveva senso per dare stabilità quando è stato introdotto ma oggi è percepito come un gratta e vinci. Il presidente della giunta ha preso come base il progetto presentato da me, Di Pietro e Sabusco – che ringrazio – per fare in modo di raggiungere gli impegni assunti nel corso di questi quattro anni e mezzo. Ha fatto un buon ragionamento, la promulgazione della prima legge elettorale di questa Regione porterà la sua firma. È un obiettivo – che interessa l’intera comunità molisana e non il governatore o la sua maggioranza o il Pd – che va ascritto non soltanto a noi tre che abbiamo messo in piedi il testo base ma anche a lui».
ritai

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