Alla Camera, nel 2013 in Molise, fu tripolarismo puro. Duemila voti in tutto decisero la partita.
Si votava con l’Italicum: poco più di 54mila voti per la coalizione di centrosinistra (Pd, Sel e Centro democratico), 722 in meno per il centrodestra (Pdl, Fratelli d’Italia, La Destra, Intesa popolare e Lega Nord). M5S si fermò a 52.059, il fiato sul collo dei due schieramenti tradizionali.
Perché questo amarcord? Perché non solo con i sondaggi si cerca di indovinare il quadro che nel 2018 verrà fuori con la prima applicazione del Rosatellum. L’Ufficio studi della Camera, infatti, ha elaborato una simulazione sul possibile esito delle politiche nei 232 collegi maggioritari. Seggi che andranno a chi prende anche un solo voto in più (come nel 1994, 1996 e nel 2001).
I tecnici di Montecitorio hanno distribuito i consensi del 2013 e, su questa base, indicato dove i tre poli partono favoriti. I 5 Stelle, se il consenso degli italiani fosse ancora quello di cinque anni fa, solo in 41 collegi. Sempre a tenere per buono il responso delle urne del 2013, centrodestra e centrosinistra sarebbero appaiati: 96 collegi al centrodestra, 95 al centrosinistra.
Per le coalizioni di Berlusconi e Renzi vale anche un altro distinguo: potrebbero non essere (nel caso del centrosinistra è quasi certo anzi che non lo sarà) le stesse coalizioni di cinque anni fa. Col Pd c’era Sel, in gran parte confluita in Sinistra italiana che proprio ieri ha incoronato Grasso leader della ‘cosa rossa’. Il Cav invece ha da gestire il mal di pancia – e la voglia di premiership – di Matteo Salvini, segretario della Lega. Sono ore difficili per l’alleanza, lo si è capito anche dalla mossa di Noi con Salvini Molise che ha lanciato la candidatura autonoma con Aida Romagnuolo in corsa per la presidenza della Regione.
Al netto di tutte le avvertenze e seguendo il ragionamento degli esperti della Camera, in Molise i 5 Stelle non partirebbero favoriti in nessuno dei due collegi uninominali costituiti dal Rosatellum. Uno sarebbe appannaggio del centrodestra e l’altro del centrosinistra. Nel Lazio M5S sarebbe primo in 6 dei 21 seggi uninominali, 5 andrebbero al centrodestra e 10 al centrosinistra. In Lombardia, addirittura, i grillini resterebbero a secco nel maggioritario. Centrodestra primo in quasi tutti i territori pugliesi (15 collegi su 16) e campani (16 su 24). Il centrosinistra – spiega il Messaggero – è considerato vincente in 12 seggi in Lombardia e in 5 in Piemonte.
La simulazione si scontra, dunque, con l’attualità. Come sono messi oggi i poli rispetto ai voti del 2013? M5S totalizzò il 25,6%, oggi – in base ai sondaggi commissionati dai partiti a livello nazionale – sono invece favoriti. Sarebbero loro la prima forza politica in Molise, stando alle indicazioni di voto.
Il centrodestra pure veleggia meglio di cinque anni fa. Va da sé che è la stima del centrosinistra a dover essere rivista al ribasso. Tanto che fra big della coalizione locale e aspiranti tali, i collegi uninominali del Molise non sono affatto attrattivi. In molti, dopo l’approvazione della riforma elettorale, hanno rivisto le proprie ambizioni e strategie ripiegando sulle regionali, nel Pd e nei dintorni. Uno dei nomi più accreditati per la corsa al Parlamento era ad esempio quella della segretaria dem Micaela Fanelli, che ora secondo i bookmaker sarà invece uno dei competitor di punta della lista Pd per Palazzo D’Aimmo. Per la corsa verso Roma, il centrosinistra starebbe cercando figure in grado di portare un valore aggiunto alla coalizione, un elettorato che si orienterebbe diversamente se loro non fossero in campo in prima persona. Si parla, per esempio, insistentemente del rettore di Unimol Gianmaria Palmieri. Molto corteggiato dai vertici dello schieramento.
Per il Senato c’è l’ipotesi Antonio Di Pietro. Pesa negativamente, in questo caso, il divorzio di Mdp e dell’area che fa riferimento a Grasso. E c’è la posizione dell’uscente Roberto Ruta da considerare. Esponente della minoranza e alle prese con Ulivo 2.0, potrebbe fare un passo indietro ma non è da escludere che al contrario sia ancora della partita. Come pure, nel centrodestra, potrebbe essere ricandidato l’uscente Ulisse Di Giacomo. Lui non esclude una sua riproposizione, né però la dà per certa. Il ragionamento, in un quadro più complessivo, è da affrontare con la coalizione.

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