Lo aveva annunciato durante la conferenza stampa di fine anno: la decisione sulla data del voto per le regionali 2018 non sarà «una negoziazione tra il sottoscritto e il ministro Minniti» ma sarà presa «attraverso la condivisione in Consiglio regionale».
La prossima settimana, forse già lunedì o martedì secondo quanto trapela, il governatore Paolo Frattura potrebbe informare il Consiglio su quanto sta avvenendo, sull’interlocuzione con il Viminale relativa alle corrette procedure per il ritorno al voto del Molise. L’Assise è in sessione di bilancio, tecnicamente non potrebbero tenersi sedute su altri argomenti, ma la questione è di primaria importanza e sta assumendo contorni sempre più netti di polemica politica. Chiarire conviene un po’ a tutti.
Il percorso lo definirà la Conferenza dei capigruppo convocata per domani. Oggi sarà di nuovo in seduta la Prima commissione per proseguire l’esame della manovra che all’attenzione dell’Assemblea arriverà molto probabilmente il 12 gennaio. Per discutere della data del voto, però, sarebbe forse già tardi. Ecco perché voci di corridoio indicano a inizio settimana il confronto.
Frattura, durante l’incontro con la stampa del 30 dicembre, ha aggiunto: «Non escludo che ci sia un passaggio in norma per sancire la corretta data per l’indizione delle elezioni».
La riforma elettorale regionale porta la data del 5 dicembre 2017. Formalmente in vigore, la legge 20 – che sostituisce quella degli anni ’50, poi modificata a inizio anni ’90, con cui il Molise ha votato finora per rieleggere Consiglio e presidente – assegna al governatore in carica il potere di indire il voto in un periodo che va, concretamente per questa legislatura, dal 24 gennaio a fine aprile. È chiaro che il potere nei fatti viene esercitato nell’ambito del quadro politico nazionale, essendo il Molise a statuto ordinario e non esattamente una delle Regioni con maggior peso a Roma. A parte questo, sulla norma il governo – pare – ancora non si esprime. Il ministero dell’Interno, inoltre, starebbe provvedendo all’informatizzazione dei suoi contenuti.
Quindi il Molise non riuscirà a votare il 4 marzo con le politiche? Al momento non si sa, anzi prende sempre più piede l’ipotesi di uno slittamento. E c’è una data, che sarebbe sfuggita ai vertici nazionali del Pd che stanno seguendo la questione: il 22 aprile.
In Lombardia l’indicazione per l’election day il 4 marzo è ormai certa, manca solo il decreto che compete in questo caso al prefetto di Milano. Anche il Lazio è pronto per votare con le politiche, il governatore Zingaretti attende solo il varo del bilancio per sciogliere il Consiglio e fissare le urne. Per il Molise la decisione sembra sempre più vicina. Porterà con sé comunque polemiche. Da Ulivo 2.0 (Ruta e Leva) l’accusa a Frattura: vuole votare il 22 aprile e così oltre 2 milioni. A nulla è servita – perché Leva ha controreplicato a muso duro – la replica del presidente che ha ribadito come sia sua intenzione andare alle urne il 4 marzo, salvo intoppi procedurali legati alla nuova legge. Intoppi che verosimilmente toccherà al Viminale rilevare.
E se la corsa contro il tempo di Palazzo D’Aimmo per varare la nuova legge elettorale si rivelasse inutile? Se cioè non si facesse in tempo ma le circostanze suggerissero di tornare al voto per le regionali insieme alle politiche? Si voterebbe forse con la vecchia legge. In quel caso è il prefetto di Campobasso a indire le elezioni. Sarà per questo che dal Palazzo del Governo del capoluogo rispondono: è tutto in itinere, noi siamo in attesa.

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