Sopravvissuti pure alla XVII legislatura, i vitalizi di ex parlamentari e consiglieri regionali agli occhi dei cittadini normali sono diventati simbolo di privilegio eterno.
A metà luglio la Camera ha dato via libera al ddl Richetti, che prometteva di cancellare gli assegni in godimento e ricalcolarli col metodo contributivo (in media un taglio del 40%). Poco prima di Natale l’ufficio di presidenza del Senato ha votato il rinvio dell’argomento, poi Mattarella ha sciolto le Camere. Se ne è parlato molto meno rispetto allo ius soli, ovviamente. Ma come la legge sulla cittadinanza agli stranieri nati in Italia, il taglio ai vitalizi è su un binario morto.
Peccato. Perché le Regioni avrebbero avuto sei mesi per mettersi in regola e dire addio anche a un’altra pessima abitudine, quella di consentire a ex presidenti, assessori o consiglieri di beneficiare della pensione d’oro a partire già dai 55 anni (con un leggerissimo taglio sull’assegno). Ai comuni mortali serve aspettare i 66 anni e 7 mesi per ben più misere pensioni.
Per le nuove generazioni di politici e amministratori non c’è vitalizio all’orizzonte, ma una cifra accumulata col sistema contributivo. Non è la stessa di insegnanti e impiegati pubblici: quale docente con cinque anni di lavoro matura una pensione da 7-800 euro al mese? Non sarà però più una rendita. Col sistema retributivo, per cinque anni di mandato si percepiscono 2.150 euro lordi. Lo sanno bene i molisani, abituati a informarsi e a essere informati su quanto esce dalle casse della loro Regione ogni anno per pagare i vitalizi di chi li ha governati: oltre 3,5 milioni di euro. L’elenco è in costante aggiornamento e lo sarà a lungo. Il vitalizio, cumulabile con qualsiasi altra pensione e con altri vitalizi (parlamentari ed europarlamentari), è stato abolito in Molise nel 2012. La prima Regione a farlo, ma guai a pensare di farlo in maniera retroattiva e quindi chi lo ha maturato fino a quella data prima o poi ne chiederà l’erogazione (per esempio, fra i più giovani politici molisani, Massimo Romano e Danilo Leva).
Retroattività è una parola a cui gli ex consiglieri e parlamentari d’Italia si oppongono in ogni sede. Tanti i ricorsi presentati dalle associazioni contro il taglio, voluto da Monti e sposato da Renzi, deciso a livello centrale da tutti i Consigli regionali d’Italia. Una decurtazione, chiamata contributo di solidarietà, che va dal 6 al 12% in media. Un contributo temporaneo, peraltro. Sarebbe durato tre anni e poi si vedrà. In Molise è stato in vigore nel 2015 e nel 2016. Da gennaio dell’anno scorso, “tana libera tutti”: nella finanziaria il taglio non c’era più. Così per un paio d’anni agli importi dei vitalizi e delle reversibilità (una trentina le vedove che le percepiscono) è stato applicato un taglio temporaneo (mediamente del 7-8%). Con il bilancio del 2017, gli assegni sono tornati all’antico regime.
Sul sito del Consiglio regionale – nella sezione ‘amministrazione trasparente’ ma per trovarli bisogna intendersene di ricerca sul web e avere pazienza – è pubblicato l’elenco dei vitalizi erogati. Aggiornato a febbraio 2017, le ultime due new entry furono Gianni D’Uva (che aveva appena compiuto 55 anni), dirigente di Molise Dati che oltre allo stipendio da manager dalla Regione riceve già una pensione di 2.700 euro lordi al mese, e Sandro Arco: assessore con Iorio e poi direttore della Fondazione Molise Cultura con Frattura – che lo ha silurato con la legge di Stabilità un anno fa cancellando il ruolo di direttore – e ora di nuovo in servizio alla Fondazione da dirigente che si occupa del coordinamento delle attività. Per lui 2.150 euro di vitalizio.
Gli assegni sono differenti, in base alle legislature trascorse in via IV Novembre. Assegni top a Antonio Di Rocco, Antonio Varanese, Luigi Di Bartolomeo, Rosario De Matteis, Mario Totaro e Paolo Nuvoli che ‘intascano’ 5.500 euro lordi. Poco meno, 5.250, per Enrico Santoro, Francesco Mancini, Luigi Biscardi, Nicolino Colalillo e Norberto Lombardi. Biscardi, come Astore, D’Ambrosio, Di Stasi, Di Giandomenico, cumula pure l’assegno da ex parlamentare. I più ‘poveri’ sono 14: 2.150 euro a ex assessori e consiglieri fra cui Gigino Occhionero, Antonio Sozio, Domenico Di Lisa. Nel prospetto di Primo Piano l’ordine è decrescente: dai Paperoni ai più ‘poveri’. Come di consueto, buona lettura.

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