Se le elezioni fossero indette in queste ore per il 4 marzo, alla presentazione delle liste mancherebbero solo dieci giorni. Chi è pronto? In realtà forse nessuno o quasi.
La seduta del Consiglio di ieri, chiusa con il varo del bilancio dell’Assemblea e la discussione sul Documento di economia e finanza, certifica che non si voterà il 4 marzo. Per provarci, ci sarebbe stato bisogno di correggere la legge elettorale come chiesto da Palazzo Chigi e abbassare la soglia per le coalizioni dal 10 all’8%. L’emendamento, ha annunciato il governatore Frattura rispondendo in Aula a Iorio e Totaro che chiedevano di discutere prima del bilancio l’odg che lo impegna a indire con immediatezza le elezioni, è pronto e sarà presentato al ddl che reca ‘disposizioni collegate al bilancio’. Un documento a cui sono giunti numerosi emendamenti per tutto il pomeriggio di ieri. Ma che proprio per questo non è stato poi discusso. Tutto rinviato, anche il correttivo alla legge elettorale regionale, a sabato.
L’ex presidente Niro (Popolari per l’Italia) ha attaccato: si sta consumando un danno grave con il rinvio del voto. Per lui la nota del sottosegretario Bressa è una «nota familiare» non un avviso di impugnativa, dunque si può votare con la legge in vigore. Sono andati giù pesante anche Totaro (Mdp) e Scarabeo (Pd). Così pure Federico per M5S. Alla fine, in 11 (compresi il presidente Cotugno e il consigliere Micone sotto i riflettori perché ‘sospettati’ di aver lasciato già Frattura in vista delle regionali) hanno detto no all’anticipazione dell’odg sulla data del voto. Dieci i favorevoli, che non sono bastati.
«I cittadini saranno costretti a pagare oltre due milioni di euro in più. Non solo. Questo voto vorrà dire qualche decina di migliaia di euro in più per i consiglieri regionali (non per i nostri portavoce che da sempre si tagliano lo stipendio) e qualche mese in più di spese per l’intera macchina amministrativa, ovviamente di soldi pubblici», il commento dei 5 Stelle. E Iorio resta della sua opinione: «Prevale l’interesse personale su quello dei molisani. Vista la diaspora nel Pd e la confusione di una parte del centrodestra, è molto meglio sperare “nell’aiutino” di qualcuno una volta definita la situazione nazionale».

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