Renata Polverini si dimise da presidente della Regione Lazio il 27 settembre 2012. Sull’onda dell’indignazione popolare per lo scandalo Fiorito (il capogruppo del Pdl soprannominato Batman che coi soldi del gruppo pagava perfino feste in maschera per amici e colleghi), l’opposizione di centrosinistra annunciò di voler rassegnare le dimissioni. Così pure gli uomini dell’Udc che erano in maggioranza. Alla governatrice non restò che fare un passo indietro.
Al voto, per rieleggere il presidente e l’Assemblea della Pisana si tornò – dopo mesi di scontri e polemiche – a fine febbraio insieme a Lazio e Molise. Quattro mesi dopo le dimissioni della Polverini. Il 1 dicembre il decreto con cui lei fissò il voto per il 10 e 11 febbraio, le urne furono poi accorpate con le politiche e le regionali.
È questo uno dei precedenti richiamati dagli esponenti del centrodestra che accusano Frattura di aver causato un danno erariale alla Regione perché non ha indetto i comizi elettorali per il 4 marzo. L’XI legislatura di Palazzo D’Aimmo termina il 24 febbraio. Se si vota ad aprile, il tempo trascorso sarà la metà di quello che trascorse nel caso del Lazio. In base alla normativa nazionale e regionale i molisani devono votare entro il 22 aprile per la Regione.
Ma il coordinatore dei Popolari per l’Italia Vincenzo Niro in Aula durante il dibattito martedì e poi a margine dei lavori, ha evidenziato – richiamando come precedenti il Lazio e l’Abruzzo – che la legge finanziaria del 2011 impone l’election day quando ci sono le politiche, di unire cioè regionali e politiche in questo caso, per risparmiare soldi pubblici.
Fin qui le posizioni politiche. Che hanno nomi e cognomi. Anche Maurizio Tiberio (Idea) concorda con la ricostruzione di Niro e si è informato sul precedente del Lazio dove «Polverini davanti alla Corte dei conti rischia una condanna milionaria», spiega.
Il giallo, che non poteva mancare, è quello legato a un esposto per il quale alcuni esponenti di centrodestra avrebbero incaricato l’avvocato isernino Ottavio Balducci. In proprio, Balducci insieme a Mariano Di Nucci, sta preparando un esposto alla Corte dei conti e al governo sul rinvio delle regionali in Molise, oltre a un’azione sulla legge elettorale insieme all’avvocato Besostri che ha impugnato anche il Rosatellum. Ci sono anche rappresentanti di partiti del centrodestra che vogliono portare il governatore Frattura davanti alla Corte dei conti? Non si sa. Nessuno dice: sì, voglio farlo io. Ed è strano, soprattutto a ridosso del voto, che nessuno si assuma la paternità di una guerra combattuta in nome della legalità.
Forse nelle ricostruzioni giornalistiche e politiche di queste ore i piani legalistici e partitici si sono confusi e sovrapposti. Nelle prossime ore se ne saprà di più.
Intanto anche da sinistra arriva un attacco a Frattura. «La porcata più grande è quella che i consiglieri e la giunta in carica faranno campagna elettorale per le prossime regionali gratis, con gli stipendi supplementari non previsti di marzo e aprile, con i soldi dei molisani e alla faccia di chi non mette insieme due pasti al giorno», afferma Michele Durante, esponente di LeU e Ulivo 2.0.
Nel suo mirino anche lo «spreco di milioni di euro» e «l’utilizzo privatistico delle istituzioni al fine di trarne un vantaggio personale fino alla possibilità di alleanze postume contrarie a ogni forma di coerenza politica, siglate alla luce del risultato delle elezioni politiche del 4 marzo». Ma quella delle indennità, a suo parere, è la cosa peggiore. Per cui propone che il Consiglio revochi gli emolumenti agli organi politico-istituzionali alla fine di febbraio.

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