Il Pd molisano lo vuole. E infatti lo ha proposto. Antonio Di Pietro candidato nel collegio uninominale del Senato è in grado di portare valore aggiunto alla coalizione dem e punta alla desistenza, anche se con il Rosatellum non è possibile, di Liberi e Uguali. I cugini rivali del Pd hanno annunciato la discesa in campo del rettore Palmieri ma senza specificare ancora dove è candidato.
Dunque, Frattura, Fanelli e Facciolla spingono per Di Pietro senior. L’ostacolo si chiama Matteo Renzi, il premier non vuole i giustizialisti alla Di Pietro, ha scritto Il Foglio. Confermano dirigenti autorevoli del Pd che il segretario non è convinto. Anzi al momento è contrario.
A Roma, il gruppo dirigente molisano che vuole in squadra l’ex pm di Mani pulite ha fatto lobbing e ha portato su questa posizione il capogruppo alla Camera Rosato, il ministro Martina e il collega Delrio. Beninteso, non c’è l’entusiasmo che ha generato nei colonnelli nazionali la proposta di Domenico Iannacone, che dovrebbe correre alla Camera. Ma capogruppo e ministri sono convinti che con Di Pietro il Pd Molise al Senato gioca la partita. Sul proporzionale per Palazzo Madama andrebbe Fanelli. Laura Venittelli ha buone entrature fra i renziani e il suo nome è sul tavolo. C’è pure quello dell’assessore all’Agricoltura Vittorino Facciolla.
Riusciranno a convincere Renzi? «Vuole vincere o fare risultato», sottolinea chi ha partecipato alla riunione della direzione dem. Evidenziando che la regola dello stop ai non iscritti si supera con le deroghe (neanche Iannacone è iscritto al Pd). Quando si sbroglierà la matassa? Il 26, non prima. il 26 c’è la direzione nazionale da cui usciranno i candidati. Il 29 gennaio alle 12 è il termine ultimo per presentare le liste.
Intanto, una buona notizia in casa Di Pietro. Cristiano ha vinto la causa contro Vittorio Sgarbi, condannato dal Tribunale di Larino a risarcire il consigliere regionale per un’intervista a Telecineforum dal titolo ‘Incredibile Sgarbi spara a zero su Di Pietro, l’amante e il figlio’. Il vulcanico critico d’arte deve pagare 7mila euro a Di Pietro jr. inoltre il giudice ha disposto la rimozione dell’intervista da youtube e da qualsiasi canale internet. «Sono anni ormai che io e mio padre subiamo attacchi gratuiti e di natura puramente diffamatoria. Tante cause fatte e altrettante vinte. Questa è l’ultima in ordine di tempo. Andiamo avanti – il commento di Di Pietro su Fb – con la consapevolezza che purtroppo, soprattutto in clima elettorale, la macchina del fango e i suoi ingranaggi non si fermeranno, con i vari “Sgarbi” di turno pronti a screditarci».

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