Senza la seconda lettura di ieri, la modifica allo Statuto della Regione Molise approvata il 14 novembre scorso sarebbe rimasta sulla carta.
Se non fosse stata approvata – coi soli voti contrari di Manzo, Scarabeo e Totaro – prima della fine della legislatura, il prossimo presidente della giunta non avrebbe avuto la possibilità di nominare fino a cinque assessori e di scegliere fra i consiglieri eletti il sottosegretario: una figura, questa, che avrà il compito di rendere più agevole il rapporto fra potere esecutivo e potere legislativo. Di tirare fuori il Consiglio dal ruolo di marginalità che in molti, a partire dal primo firmatario della norma (l’ex presidente dell’Assemblea Niro), hanno spesso denunciato negli ultimi dieci anni.
È stato proprio Vincenzo Niro in apertura di seduta ieri mattina a ricordare l’adempimento. Iscritta in agenda su sua richiesta, la questione è stata affrontata subito dopo le dichiarazioni del governatore Paolo Frattura sull’inchiesta aperta a Bari nei suoi confronti.
«Con queste modifiche – ha detto Niro – lasciamo a chi ci succederà uno Statuto al passo coi tempi, il Molise così non resta indietro rispetto al resto d’Italia. Un’eredità importante, una legge che disegna la forma di governo e disciplina il referendum».
I nodi però sono, appunto, quelli del quinto assessore e del sottosegretario. Il nuovo Statuto, corretto ieri in via definitiva, prevede che il numero massimo di assessori potrà essere pari a «un quinto dei componenti del Consiglio regionale arrotondato all’unità superiore». I consiglieri sono 21, 20 più il presidente della giunta. Un quinto equivale a 4,2: cinque arrotondando per eccesso. Una possibilità prevista dal decreto Monti, ma il primo adeguamento alla spending nazionale – approvato nell’era Iorio – limitava a quattro i componenti dell’esecutivo.
Contrari i 5 Stelle. Durante il dibattito Patrizia Manzo ha ricordato la posizione del Movimento sugli assessori, sul sottosegretario e sulla pensione dei consiglieri calcolata col metodo contributivo che per lei equivale a un nuovo vitalizio. Battaglia sul punto con esponenti della maggioranza, fra cui Ioffredi. Contrari anche Totaro e Scarabeo, il primo (Mdp) ha additato proprio l’aumento dei costi della politica. Insieme con la legge elettorale, ha spiegato, che ha istituito la sospensione dell’assessore dalla carica di consigliere per il tempo che resta in giunta, si potrebbe arrivare a 25 eletti a Palazzo D’Aimmo «in barba al dettato del decreto Monti».
Il sottosegretario non avrà indennità aggiuntiva. Ma, ha evidenziato Manzo, «avrà un’indennità di funzione magari, come i presidenti di commissione, vedremo».
Il Consiglio, inoltre, ha approvato il piano regionale di tutela delle acque e il piano nitrati.
Prima di avviare i lavori, il presidente Vincenzo Cotugno ha provveduto alla surroga dell’ex governatore Michele Iorio, dimessosi la settimana scorsa. Dal 1 febbraio al suo posto torna Nicola Romagnuolo. Appena rientrato in Assise, l’ex sub commissario alla ricostruzione ha dichiarato l’appartenenza al gruppo Progetto Molise e ha aggiunto: «Voterò i provvedimenti in base al mio credo e per il bene della comunità che rappresento». Resta in Prima commissione, dov’era Iorio. Ma negli ambienti del centrodestra, durante e dopo le sue dichiarazioni, c’è stata un po’ di maretta. Una dichiarazione non ortodossa, né fideista: piuttosto laica anzi.
Il Consiglio tornerà in seduta il 20 febbraio, quando si saprà di più anche sulle regionali: Frattura venerdì sarà al ministero dell’Interno per la fase operativa che porterà all’intesa sulle procedure che il Viminale gestirà.
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