All’appello di Aldo Patriciello rispondono tutti. La prova muscolare dell’eurodeputato di Forza Italia va a segno.
Duemila persone all’hotel Dora, nelle prime file tutta la classe dirigente del centrodestra – quello tradizionale e quello allargato -, da Vincenzo Niro a Maurizio Tiberio, da Ulisse Di Giacomo ad Angela Fusco Perrella e Michele Marone. Non chiamateli ‘cespugli’, anzi. Dal palco abbraccia la loro causa Mario Pietracupa: «Sono qui e sono portatori di valori e idee. Saremo insieme per dare un futuro alla nostra regione».
Ci sono Filoteo Di Sandro, Rosario De Matteis. Tutti i candidati, naturalmente. Michele Iorio e Antonio D’Aimmo, Luigi Mazzuto e Aida Romagnuolo, Teresio Di Pietro e Marialaura Cancellario, Nicola Cavaliere, Nunzio Luciano e Annaelsa Tartaglione.
L’ingresso di Pietracupa è tra due ali di folla, abbracci, strette di mano e incoraggiamenti. L’ex presidente del Consiglio regionale arriva in fondo con le lacrime agli occhi: «Credevo che la vita, che non mi ha risparmiato nulla, mi avesse reso impermeabile alle emozioni. Invece non è così».
È emozionato anche Aldo Patriciello quando prende la parola dopo l’introduzione di Annaelsa Tartaglione. La coordinatrice di Forza Italia, capolista al proporzionale della Camera, invita ad andare a votare e a scegliere « chi ha saputo governare», Berlusconi, e che ha lavorato per il Sud. Convinta che il centrodestra ha messo in campo la squadra migliore che poteva, ricorda che il Molise alle politiche è sempre stato un posto da paracadute per chi veniva da fuori.
Dunque Patriciello guadagna il palco e confessa «un po’ di emozione», il pathos aumenta perché presenta il candidato alla Camera, «mio cognato, sono onorato di dire che è mio cognato». In seconda fila c’è anche l’altro cognato, Vincenzo Cotugno, attuale presidente del Consiglio e capo di Rialzati Molise (o Orgoglio Molise come è destinato a chiamarsi il movimento nel suo ritorno al centrodestra).
Patriciello così sfida l’acerrimo avversario Danilo Leva che sul “cognato” ha fatto i manifesti della sua campagna elettorale. Ma Pietracupa, respinge la versione degli avversari Patriciello, «non è candidato perché è mio cognato, lo è perché può e deve rappresentare il popolo molisano in Parlamento, sa interpretare le esigenze e le istanze del territorio. Per questo è stato scelto dal partito». L’Italia, ragiona Patriciello, ha bisogno di cambiare, di uno scossone. Non lo avrà con «chi sceglie i candidati con pochi clic», dice riferendosi a M5S. Non lo nomina ma è come se lo facesse. Attacca il candidato al Senato del Pd Colavita, «un imprenditore che ha investito a Pomezia» perché «non è sufficiente parlare, cosa ha fatto per gli imprenditori, per l’economia di questo territorio?».
L’emergenza, e quindi la priorità, ribadisce più volte è salvare il Molise: dallo spopolamento, dallo smembramento ipotizzato dal ddl Ranucci-Morassut, dalla disattenzione che lui imputa ai governi Renzi e Gentiloni. «Dobbiamo invertire la rotta. Credete in questo progetto del centrodestra, sono convinto – scandisce e cesella la dichiarazione che è pesante – che anche per le regionali saremo uniti, granitici. Perché credo che anche il Molise abbia bisogno di uno scossone, di un piano straordinario di ripresa, un piano Marshall» che tenga in massima considerazione il rischio sismico dell’area del Matese e quindi, spiega, avvii il consolidamento di tutti gli edifici in via preventiva».
Luciano declina l’obiettivo comune nel pressing sugli indecisi. Iorio parla di un «Paese incagliato» che solo il centrodestra può disincagliare. Evidenzia la ritrovata unità, «risultato straordinario che sono sicuro il Molise saprà comprendere. È possibile vincere, vincere alle politiche, eleggere cinque parlamentari per difendere interessi di questa regione».
Alle regionali come alle politiche, il clima da convention rende assolutista un’affermazione che deve trovare ancora una coniugazione concreta. Per esempio, Marone (Energie per l’Italia) prima di arrivare a Venafro ha inviato alle redazioni una nota in cui si dissocia dal rinnovato endorsement di Mancini (Alleanza per il futuro) nei confronti del presidente del Tribunale di Isernia Di Giacomo: «Il rinnovo della classe dirigente e, quindi, la rigenerazione della politica non può avvenire affidandosi alla magistratura, che, a sua volta, rappresenta un potere ben definito e diverso dello stato, bensì individuando una offerta politica nuova, chiara e che rappresenti tutto il territorio». A Di Giacomo ha dato via libera Pietracupa qualche giorno fa, poche ore dopo Iorio affermava: delle regionali si parla dopo il 4 marzo e gli ultimi arrivati non possono dettare legge.
Si riferiva a Pietracupa? Se è così il diretto interessato glissa: «Le differenze – risponde alla domanda di Primo Piano – sono il sale della vita». L’importante, aggiunge, è trovare un accordo e indica «il fatto che siamo qui tutti insieme» come segno quanto meno di distensione.
Preceduto da un video, il discorso di chiusura affidato al protagonista della convention è accolto da un tifo da stadio. Due minuti di applausi per Pietracupa. «Se sulla scheda non trovate il nome di Patriciello non è un errore, siamo noi i candidati… Ma la sua passione ci serve», ironizza. E ancora, sempre all’indirizzo di chi ne fa un’accusa ostinata: «Potrei dire che non ho bisogno di parlare perché lo ha fatto per me mio cognato…».
L’obiettivo è vincere, ma la campagna è difficile, avverte Pietracupa. Intanto per recuperare un astensionismo quotato come poche altre volte. «Solo votando si partecipa alle scelte. Non è democratico delegare a poche persone». E poi anche lui dipinge un Molise a rischio. A rischio spopolamento e desertificazione. Ha iniziato il suo tour nei Comuni e ci sono casi in cui non trova nessuno. Se ne vanno i giovani e non solo più loro. «E in questi anni abbiamo avuto una classe parlamentare che ha solo litigato con il governo regionale per gli assessori o per preparare il campo di una prossima candidatura».
L’urgenza è «evitare che la Regione venga cancellata con un tratto di penna e smembrata». La sala stracolma è un buon viatico, evidenzia, un «messaggio incoraggiante e che ci assegna una responsabilità incredibile, non possiamo fallire». Un ultimo messaggio a chi a Venafro vuole riconsegnare le tessere elettorali per protesta contro una situazione ambientale preoccupante. «Avete avuto fiducia per tanto tempo, continuate ad averla».
Un ultimo applauso, poi ripartono le note di Azzurra libertà. Colonna sonora di lunghi titoli di coda: in fila per salutare il candidato, e suo cognato, amici di sempre, ex consiglieri regionali, amministratori locali a partire dal sindaco di Isernia e i suoi assessori.
Statale in tilt all’altezza dell’hotel all’uscita delle auto, come due ore prima era accaduto per l’ingresso al parcheggio.

r.i.

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