A due settimane dalle politiche, il centrodestra del Molise fa i conti con una probabilità che ad oggi è quasi certezza: l’uomo della società civile, a cui in tanti – fra cespugli e big – hanno pensato come leader per proporre uno schieramento inclusivo e diverso da quello che nel 2013 perse le regionali, non c’è più. L’attesa, il tira e molla degli ultimi giorni e il clima che si è fatto poco chiaro dopo l’accordo raggiunto sulle politiche hanno logorato riflessioni e motivazioni. La sensazione negli ambienti – è l’indiscrezione che sfugge da qualcuno dei ‘cespugli’ – è che a breve Enzo Di Giacomo faccia capire in maniera definitiva che non ritiene ci siano le condizioni per scendere in campo.
Dall’estate scorsa, prima in via informale e poi ufficiale, al presidente del Tribunale di Isernia Di Giacomo in tanti hanno chiesto di candidarsi. Dai movimenti civici ai moderati fino ai vertici dei partiti più grandi: sono andati a cercarlo perché lo hanno individuato come l’uomo giusto per questo momento storico del Molise. Lui non ha mai accettato la candidatura, il suo ruolo peraltro è fra i più importanti e delicati della regione. Pressato da più parti, però, e sulla scorta dell’impegno a capo del comitato per la salvaguardia della Corte d’Appello, a fine anno ha spiegato che per il Molise auspica la creazione di una coalizione unitaria e trasversale.
A livello regionale, contro questa ipotesi si è espresso sempre in chiaro l’ex presidente Iorio. Candidato al Senato in quota a Noi con l’Italia, Iorio oggi è un partner alla pari al tavolo del centrodestra. E ha subito detto: del candidato governatore parliamo dopo le politiche. Ma i tempi e le liturgie politiche mal si conciliano con la necessità di un magistrato di svolgere serenamente il proprio ruolo. Dunque, a meno di cambiamenti nelle prossime ore (assolutamente probabili), la strada sembra segnata. Senza il nome di Di Giacomo, la questione che si aprirà il 5 marzo sarà tutta interna al centrodestra e soprattutto la partita si giocherà fra i suoi due maggiori azionisti: Iorio e Patriciello.
Dopo l’ultimo invito a convocare il tavolo per avviare la discussione sul voto del 22 aprile, invito arrivato da Popolari per l’Italia (Niro), Sovranisti (Fusco Perrella), Idea (Tiberio e De Matteis), Alleanza per il futuro (Mancini) e altri movimenti civici, ieri i ‘cespugli’ sono rimasti in silenzio. Oggi si riuniranno per prendere atto del sostanziale ‘no’ ricevuto. Pronti a riprenderci l’autonomia, avevano detto. E se Di Giacomo – di cui sono stati i principali sostenitori – dovesse ufficializzare l’indisponibilità a candidarsi ci saranno di sicuro conseguenze.
A Campobasso stamattina arriva il leader della Lega Matteo Salvini (la visita è stata preceduta dalla contestazione, ieri, nel Salento). Occasione, per politici e cronisti, per conoscere la posizione del suo partito sulle regionali del Molise.
Ieri, intanto, la coordinatrice di Forza Italia Annaelsa Tartaglione ha ribadito la sua posizione: «Forza Italia è a favore dell’ufficializzazione della candidatura del giudice Di Giacomo, sia come partito che attraverso le sue figure più rappresentative. Tra i partiti nazionali, non può essere taciuto, oggi noi siamo gli unici ad aver portato avanti questa proposta. Negli altri partiti – Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia – esistono ancora dei distinguo, per quanto legittimi. La Lega, invece, non si è ancora espressa». Una situazione in divenire in cui gli aut aut, ha proseguito, sono controproducenti visto che lo stesso Di Giacomo ha «invocato la massima condivisione e convergenza sul proprio nome. I diktat o presunti tali, se posti in malafede, cosa che non mi auguro, rappresenterebbero un evidente tentativo di ‘usare’ la candidatura di una persona di indiscusso spessore come Di Giacomo per metterlo fuori gioco. Per ‘bruciarlo’, insomma, come si usa dire. Ma una figura come quella del presidente del tribunale di Isernia non può essere strumentale ai personalismi di qualcuno».
Quindi, ha chiesto calma. Forza Italia, ha concluso, si farà carico, pertanto, di trovare una sintesi con i grandi partiti, che rivendicano la necessità di dettare la linea, così come accade in ambito nazionale nella coalizione di centrodestra».
r.i.

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