Poco si parla di imprese, quindi di problemi concreti, e molto si alimentano sterili polemiche, utili sono a distrarre gli elettori. È in sintesi quanto sostiene Enrico Colavita, candidato al Senato per il centrosinistra.
«Il mio intervento – scrive in una lunga e articolata nota l’ex presidente di Assindustria – è finalizzato semplicemente a fare un po’ di chiarezza. In questi giorni qualcuno ha detto che per aver investito fuori dalla regione non sarei idoneo a rappresentare i molisani in Senato. Affermazioni che arrivano dagli stessi che poco tempo fa mi ‘corteggiavano’ per farmi candidare per questo o per quell’altra carica politica. Un modo del tutto inadatto quello di portare avanti una campagna elettorale basata sulle accuse personali, peraltro prive di ogni fondamento. Ciò che sto riscontrando in questa esperienza, per me nuova, è l’assoluta mancanza di discussione su temi indispensabili per il futuro del Paese e della nostra regione. L’invito è quello di trovare, invece, argomenti che abbiano davvero importanza per i cittadini, i giovani e i disoccupati. Non limitatevi a fare i contestatori o a dare la sensazione di preferire l’elezione di chi non ha competenze e professionalità».
Colavita spiega come in questa «breve ma intensa campagna elettorale» si sia posto l’obiettivo «del “come” affrontarla, ovvero del “come” avrei utilizzato questi pochi giorni che ci separano dal 4 marzo per raccontarmi: a chi mi conosce e, soprattutto, a chi non conosce la mia storia. Un molisano nel mondo che, passo dopo passo, ha portato un ‘pezzo’ di Molise oltre i confini nazionali. Lo sto facendo in ogni casa, in ogni angolo più nascosto e prezioso di questa terra. Incontrare la mia gente ha per me un valore inestimabile. A loro racconto una storia di internazionalizzazione di questa terra, nata, alla fine degli anni Settanta, proprio dalla voglia di esportare il Molise nel mondo. Parlo di quello che, passo dopo passo, è stato possibile creare: un network mondiale che ci viene invidiato dalle multinazionali italiane di cui distribuiamo i prodotti nel mondo. Siamo un gruppo molisano cresciuto negli Usa, dove abbiamo realizzato la più importante piattaforma distributiva del Made in Italy che si è, poi proiettata nell’e-commerce. Un’azienda molisana con radici ben ancorate a questa terra in cui operano molti dei nostri fornitori. Mi rendo conto, però, che questi siano degli aspetti di economia che possano anche sfuggire a chi fa non ho ben capito cosa. Sta di fatto che in qualsiasi momento sono capace di dimostrare con i fatti cosa l’impresa Colavita ha creato per il Molise. Per chi ha dimestichezza con il web basterebbe anche semplicemente visitare il sito dell’azienda, per rendersi conto di quanto i valori di una terra come la nostra rappresentino il know how aziendale».
Colavita va oltre le sterili polemiche «che – scrive – non aiutano, né tantomeno incentivano un dibattito costruttivo, mi piacerebbe che la politica, propedeuticamente a una ‘politica del fare’, tornasse principalmente a parlare di cose serie, come ad esempio il perché nel nostro Paese e nel nostro Molise esista una moltitudine di piccole e medie imprese, spesso di eccellenza, impossibilitate ad ampliare i loro orizzonti. È questo il vero tema su cui aprire un dibattito serio, soprattutto per il ruolo che l’esperienza dell’impresa, può avere nel mondo della politica. Stiamo andando al voto in una regione del secondo Paese industriale dell’Europa, ma i temi dell’impresa contano poco, quasi zero. È un paradosso, perché ormai è notorio che i posti di lavoro di cui abbiamo assolutamente bisogno possono venire solo dalle imprese. È vero che abbiamo superato la crisi siamo, però, dentro una partita che non prevede il pareggio. È evidente che dopo anni sono ripresi gli investimenti, ma il tasso di digitalizzazione delle nostre imprese è ancora troppo basso rispetto ai concorrenti. Contiamo su valide aziende o addirittura multinazionali tascabili, ma quando è il momento di raddoppiare la dimensione viene fuori la debolezza del nostro mercato dei capitali e molte di esse finiscono in mano straniera. Il futuro delle nostre Pmi non è affatto garantito, soprattutto per quelle tra loro che non riescono a mettersi nella scia nelle grandi catene di fornitura. Aggiungo – conclude Enrico Colavita – che non riusciamo a produrre nel tempo e nella quantità dovuta i tecnici che le imprese più innovative chiedono per aggiornare i sistemi di produzione e accrescere la qualità del capitale umano. Di fronte a un quadro del genere il dibattito politico non può e non deve essere assente».

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