«Considerato che da più parti continuo ad essere citato come ipotetico candidato alla presidenza della Regione, non ritengo che vi siano state né vi siano le condizioni per le quali io abbia potuto o possa prendere in considerazione una eventuale candidatura».
Sono passate da poco le 17. In redazione arriva la presa di posizione del giudice Vincenzo Di Giacomo. Presidente del Tribunale di Isernia, per i movimenti civici che dialogano con il centrodestra e i partiti moderati come Popolari per l’Italia, Sovranisti e Idea, la scelta migliore per una leadership che dia alla coalizione autorevolezza e possibilità di vincere alle regionali. Ma Di Giacomo è chiarissimo nella sua dichiarazione. Poche righe ma che non lasciano dubbi: non ritiene «vi siano state né vi siano» le condizioni per accettare inviti ed investiture che ancora in queste settimane gli sono stati rivolti.
Una battuta d’arresto che si spiega ripercorrendo le tappe. Il primo endorsement, da parte di cinque soggetti civici fra cui Coscienza civica di Massimo Romano e Creare futuro. Poi i moderati e altri movimenti civici sottoscrivono, prima di Natale, il ‘documento di Termoli’. Il giudice è la prima scelta per Vincenzo Niro, Rosario De Matteis, Angela Fusco Perrella, Maurizio Tiberio. Il documento viene firmato anche da Salvatore Micone che sta costruendo un movimento ed è pronto, su quella piattaforma, a lasciare il centrosinistra di Frattura. Anche Orgoglio Molise, il nuovo nome dei patricielliani di Rialzati Molise, con Di Giacomo tornerebbero a pieno titolo nel centrodestra. Lo stesso onorevole avrebbe espresso in via informale il suo gradimento.
Il pressing sul magistrato è notevole. Lui non scioglie le riserve, non accoglie gli appelli a scendere in campo, rinunciando così alla funzione che svolge. Però dà un contributo al dibattito auspicando la composizione di una grande coalizione, trasversale e unitaria. Per il bene del Molise, che vede minacciata la sua autonomia – è il ragionamento che Di Giacomo affida a una lunga nota il 30 dicembre – una formazione così ampia, sulla scorta del comitato per la salvaguardia della Corte d’Appello, potrebbe essere un punto di partenza.
Ufficialmente, alla luce del sole, contro l’ipotesi di Di Giacomo leader si dichiara l’ex presidente Iorio con Direzione Italia. Poi anche Energie per l’Italia. Non c’è unità nel centrodestra, la grande coalizione è lontanissima. Gli accordi e le candidature per le politiche fanno il resto. Nelle ultime due settimane, partiti moderati e movimenti che hanno promosso la candidatura del presidente del Tribunale di Isernia hanno chiesto ripetutamente di avviare il ragionamento sulle regionali. Anche Forza Italia si è detta d’accordo sulla figura di Enzo Di Giacomo ma ha chiesto tempo e calma per arrivare a una soluzione condivisa.
Domenica sera l’ennesimo tentativo: chiedere a Roma di dare via libera all’investitura. Nessuna risposta, era prevedibile visto che sul territorio l’accordo di fatto non c’è. Sovraesposto per mesi, mentre è in carica da presidente del Tribunale, Di Giacomo dice basta. C’è chi spera non sia definitivo. Ma il no del magistrato, per quanto da giorni anticipato da indiscrezioni di stampa, fa un gran rumore. Lascia il centrodestra a rinfacciarsi – piccoli contro big e viceversa – di aver sprecato l’occasione o di aver bruciato il nome di un giudice. E scopre quello che potrebbe rivelarsi solo un bluff, perché la soluzione per la leadership alle regionali – almeno per alcuni – forse era un’altra già da tempo.
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