Antonio Di Pietro, controcorrente rispetto a se stesso e alla sua storia politica anche recente, riporta in auge la ‘grande coalizione’, un centro moderato e allargato. Un inciucio, dice senza mezzi termini la Lega respingendo l’idea sul nascere. Quell’inciucio che Di Pietro combatte a livello nazionale tanto da esserne diventato, a suo dire, la vittima sacrificale.
Solo poche settimane fa, infatti, spiegava così il no di Renzi alla sua candidatura nel Pd: non mi vuole perché una volta eletto io voterei contro l’inciucio con Berlusconi.
La Regione però è un palcoscenico diverso. Così a Telemolise ieri ha detto, e le dichiarazioni sono state poi riprese dall’Ansa: «Farei un passo indietro nei confronti del giudice Enzo Di Giacomo a condizione che egli possa rappresentare il Molise intero e non una parte contro l’altra». A Di Giacomo – che due giorni fa si è tirato fuori da una contesa che lo vedeva sui giornali un giorno sì e l’altro pure dichiarando che non ci sono le condizioni per una sua candidatura – Di Pietro è arrivato ricordando di aver avuto la stessa sorte: «Io e Di Giacomo siamo stati indotti a ritirare le nostre candidature proprio perché centrosinistra e centrodestra si dividevano e scontravano sui nostri nomi». Poi la sorpresa: «L’idea di trovare un candidato presidente che trasversalmente mette d’accordo tutte le forze moderate – ha spiegato l’ex pm di Mani pulite – credo sia l’ideale. Penso che Di Giacomo rappresenti l’unità, se la vogliono, la stessa che potevo esprimere io nel centrosinistra». E ancora: «Siamo persone serie e non abbiamo alcuna intenzione di fare i candidati presidenti per mettere all’interno delle coalizioni l’uno contro l’altro». Tonino Di Pietro, quindi, in attesa di un segnale da Di Giacomo, dà via libera all’idea di una grande coalizione.
«Ma con chi?», alza il muro subito il coordinatore della Lega Luigi Mazzuto. «Gli inciuci non li vogliamo a livello nazionale né a livello regionale. Salvini è stato chiarissimo: se il 4 marzo non ci sarà una maggioranza si torni a votare. Alle regionali, quindi, se ci sarà la coalizione con cui ci siamo presentati alle politiche bene. Altrimenti, noi non ci stiamo. Con chi dovremmo allearci? I moderati… anche Renzi è un moderato. E Frattura è renziano. Ecco, noi diciamo no».
Michele Iorio, leader di Direzione Italia e candidato al Senato del centrodestra, risponde a Primo Piano poco prima di iniziare la kermesse di Termoli. «In questo momento sono concentrato sulle coalizione in campo per le politiche. A queste elezioni si stanno confrontando e anche scontrando varie ipotesi di governo. La stessa cosa sarà rappresentata quando, dopo il 4 marzo, affronteremo la questione Molise. In questo caso auspico un governo forte, più ampio possibile nella ‘coalizione’, ma chiaro sulle cose da fare. Su questa linea si troverà l’unità per il presidente». Coalizione inclusiva ma non accozzaglie, dunque, per l’ex presidente. Per lui il programma dovrà indicare la difesa dell’autonomia attraverso un «nuovo contratto istituzionale con Roma», la revisione del piano sanitario di Frattura, il ritorno al progetto dell’autostrada, la velocizzazione degli interventi per le imprese perché l’area di crisi a suo parere «non è sufficiente». Insomma, va bene la mediazione, ma il programma deve essere chiaro. E Iorio dice no all’idea «di fare una coalizione solo per vincere e andare al governo». Il 5 marzo si aprirà il dossier Molise, per l’ex governatore. «Non stiamo votando per il condominio ma per il Parlamento. Acquisito questo dato, le soluzioni a favore del Molise mi vedranno d’accordo».
Infine, la coordinatrice di Forza Italia Annaelsa Tartaglione. «Stiamo lavorando – commenta a Primo Piano – per riproporre alle regionali lo stesso modello delle politiche. Per una piccola regione come il Molise sono d’accordo per un modello più inclusivo, ma nel rispetto dei valori, del programma e del posizionamento politico. Il centrodestra farà la sua parte unito e compatto. Gli elettori non capirebbero un’alleanza con chi ha ridotto questa regione ai minimi storici».

r.i.

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