«Ruta è il candidato di LeU per la presidenza della Regione Molise». Da via Ferrari, d’intesa col Nazareno, l’avviso al senatore uscente.
Nessuna epurazione, sottolineano i vertici dem, Ruta ha consapevolmente scelto un’altra strada.
«Una strada diversa dal Pd. E lo fa in piena competizione elettorale per le politiche, a una settimana dal voto. Con il chiaro intento di avvantaggiare la parte con cui si candida. Contro il Pd, dunque, e in favore di LeU».
Dalla segreteria regionale, d’intesa con quella nazionale, arriva la «condanna» ferma di «questo disegno che si realizza al di fuori delle regole del partito e va nella direzione opposta a quella rilanciata da Veltroni e Gentiloni». Una presa d’atto, ma il Pd resta concentrato sulle politiche di domenica per ora. «In questi ultimi giorni di campagna elettorale, con coerenza e lealtà, serve consolidare la proposta del Pd e del centrosinistra unito. Senza fermarci nemmeno per la neve, perché di una cosa siamo certi: ai molisani interessa conoscere cosa si vuole fare per il lavoro, le famiglie, il futuro. Ed il Pd è l’unico partito a parlare di programma e di proposte. Di cose fatte e di cose da fare».
Una storia antica, quella che vede il Pd protagonista di scissioni di fatto anche se non formali. Nella storia molisana del partito si ricorda una sola espulsione: quella dell’ex presidente della Provincia D’Ascanio, ‘colpevole’ secondo i vertici di aver tradito il Pd con la lista Primavera democratica alle comunali di Campobasso. Il provvedimento colpì anche Pierpaolo Nagni e altre otto persone fra cui Maurizio Tiberio A sancire la sua uscita dal partito (tecnicamente non poterono ritirare la tessera) fu un commissario, Giampiero Bocci, oggi sottosegretario e politicamente vicino a Ruta. «Non si può stare in due case – disse Bocci – Bisogna scegliere dove vivere e costruire un progetto comune, rispettando le regole. Chi si candida in alternativa al Pd non può rimanere nel partito».

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