La scorsa tornata elettorale ha causato un vero e proprio tsunami politico e istituzionale con una netta sconfitta per il Partito Democratico e per tutto il centrosinistra.
«C’è ancora chi sottovaluta la portata del segnale che i cittadini hanno voluto mandare al “ceto politico” – afferma Nicola Messere componente l’Assemblea Nazionale del PD e attualmente componente la segretaria regionale del PD molisano che aggiunge – per capire la sconfitta, come dice Tommaso Nannicini, estensore del programma economico del partito democratico, bisogna parlare di meno e riflettere di più.
Smettiamola di pensare che tutto possa essere risolto facendo finta di niente o rincorrendo leadership carismatiche ed autorevoli. Bisognerà ripartire dalla vecchia cultura politica nella quale l’anima e la passione contavano e dalla forma partito che deve ricollegarsi alla società per una adeguata selezione della classe dirigente. Fatto questo la leadership sarà la giusta conseguenza.
Quasi sempre – aggiunge Messere -, chi amministra male va incontro ad una sconfitta elettorale ma certamente non nella misura come è accaduto questa volta. Evidentemente gli elettori, particolarmente quelli che prima votavano il PD e che adesso hanno votato M5S, hanno voluto dare una loro valutazione negativa sull’azione di Governo, ma soprattutto punire una gestione delle emergenze sociali ed economiche non all’altezza della situazione, particolarmente quella del welfare e della sicurezza dei cittadini. La classe dirigente del PD, a torto, a mio modesto parere, è apparsa come rinchiusa e avvitata più sugli assetti interni ed istituzionali che impegnata a risolvere e migliorare le questioni sul tappeto.
Mi sembra giusto e ovvio che chi ha vinto le elezioni provi a realizzare il proprio programma esplicitato in campagne elettorale, quindi è assurdo continuare a chiedere i voti al PD per un Governo a 5 stelle, un chiaro e sonoro #senzadime mi sembra la risposta giusta uscita dalla direzione nazionale del PD, e anche qui, come dice ancora Nannicini, è assurdo pensare di andare ad una cena a cui non siamo stati invitati.
Quando nacque il PD – spiega Messere -, partecipai alla sua costituzione con la terza mozione di Gavino Angius, per intenderci, quella che diceva di stare attenti alla “fusione a freddo”, purtroppo è accaduto di peggio. Un partito che non ha anima, sentimenti e confini e non vive di rappresentanza territoriale vera, non è un partito, caso mai è un movimento in cui esercitare il pensiero affermandolo individualmente. Ma questa è un’altra storia che affronterò successivamente.
Il nostro Molise – conclude Messere – purtroppo andrà al voto il 22 aprile, nel pieno di questo “terremoto” politico e in un situazione non proprio consona per affrontare al meglio una campagna elettorale. In aggiunta viviamo un clima non proprio favorevole nei confronti dell’amministrazione regionale uscente a causa di una serie di valutazioni negative della sessa, a mio avviso non del tutto giustificate.
Dopo quello che è accaduto in questi ultimi giorni, compreso molti schiaffi che alcuni hanno voluto riservare al partito democratico molisano e ai suoi eletti, nel tentativo di ricomporre il campo del centrosinistra, mi “sono fatto persuaso” (come direbbe qualche personaggio di Montalbano) che servono meno caminetti e più coinvolgimento degli iscritti per discutere sugli errori commessi e cosa bisogna fare per ripartire. Anche per questo motivo mi è sembrato un atto dovuto rimettere le mie dimissioni a disposizione della segreteria regionali. Gramsci disse: “Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna mettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio».

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