L’ultimo post su Facebook era del 3 marzo. Prima del voto, prima dello tsunami che ha travolto il Pd ma pure LeU.
Danilo Leva non è il più social fra i politici di oggi. Usa solo Fb, che spesso non gli risparmia confronti di pancia. Ma stavolta no. Il post con cui la sera prima di Pasqua annuncia il suo ritiro dalla politica attiva non registra insulti, né commenti acidi. Anzi, al contrario anche appelli a ripensarci. A Primo Piano, due giorni dopo, conferma: «Farò vita professionale e privata. Mi ritiro da quella pubblica».
Dall’ultimo giorno di campagna per le politiche – che lo hanno visto candidato nel collegio maggioritario di Isernia per la Camera e capolista in quello proporzionale di Teramo, in entrambi i casi sconfitto – era ‘scomparso’. Solo una breve partecipazione, da ambasciatore di Ulivo 2.0, alle trattative per il candidato presidente del centrosinistra. Poi è tornato nelle retrovie.
Consigliere regionale, la prima volta, coi Ds nel 2006. Rieletto a Palazzo D’Aimmo nel 2011, due anni dopo divenne deputato del Pd, di cui era segretario regionale. Mai renziano, con l’arrivo dell’ex premier al vertice del partito fu sostituito in segreteria dove, con Bersani, era stato responsabile nazionale Giustizia. Insieme a Bersani e D’Alema ha fondato Mdp e insieme a loro è sceso in campo con Liberi e Uguali. Il 9 maggio compirà 40 anni.
In mezzo, il matrimonio e la nascita di una bimba. La professione da avvocato, a quella si dedicherà. «Do una mano in campagna elettorale, dopo di che basta. Saranno altri a ricostruire il centrosinistra. Io faccio un passo indietro e dietro starò, con grande serenità». Il 14 aprile, ci sta lavorando lui, arriverà Roberto Speranza. Di sicuro poi anche Bersani. Per il resto, si è completato il suo percorso politica. Non torna indietro. E lo fa da privato cittadino. Il suo passo indietro non è come quello di chi, comunque rieletto in Parlamento (è il caso di Renzi), resta nel dibattito: foto nella seduta di insediamento, cosa fa, cosa pensa e con chi dialoga. Leva sarà l’avvocato Leva.
«Erano diversi giorni che non scrivevo un post. L’ho fatto – ha spiegato sabato – perché dopo una sconfitta elettorale credo sia giusto restare in silenzio e lasciare ad altri la scena. Continuerò a farlo anche nel futuro. Però voglio ringraziare tutti coloro che in questi 20 anni mi hanno accompagnato in un viaggio bellissimo, pieno di emozioni e di sfide avvincenti. Ho conosciuto persone straordinarie che mi hanno insegnato tutto e che hanno consentito ad un figlio di un operaio di arrivare ai vertici delle istituzioni del nostro Paese. Sì, perché la mia storia è possibile raccontarla in quanto una comunità come quella dei Ds esisteva e ha formato, finanche nel carattere, un ragazzino, insegnandogli i valori dell’uguaglianza , del lavoro e della libertà».
Diverso da quello di Ruta, il suo endorsement a Veneziale. Diverso perché per Leva è di chiaramente, almeno per ora, il suo ultimo impegno politico da frontman: «Un grande in bocca al lupo a Carlo Veneziale. Diversi anni fa gli chiesi di entrare nel partito per darmi una mano a costruire una nuova classe dirigente nella nostra provincia. Per me oggi, nonostante le diversità di posizione degli ultimi anni, è motivo di orgoglio vederlo lì a rappresentare l’intero centrosinistra regionale. E poi un grande in bocca al lupo ai candidati di LeU a queste elezioni regionali. Darò una mano a loro e poi il 22 aprile uscirò, come giusto che sia, definitivamente di scena. La politica si può fare senza essere per forza di cose il protagonista principale o rivendicare ruoli istituzionali».
r.i.

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