La campagna elettorale ha superato il giro di boa. Ora è davvero il rush finale. Tanti i big in arrivo anche per il centrosinistra.
Oggi pomeriggio al Centrum di Campobasso il presidente del Consiglio Gentiloni (alle 18) per la convention di Carlo Veneziale e, un’ora prima, nella sede del Psi in via Cavour il segretario nazionale ed ex sottosegretario Riccardo Nencini. Insieme a lui, il segretario regionale Marcello Miniscalco che in questa intervista spiega perché ha scelto di dare manforte al progetto civico di Unione per il Molise.
«Il risultato delle politiche è stato straordinariamente negativo per il centrosinistra. Non partire da lì significa non aver compreso la portata di quel voto. Per la prima volta io personalmente e il partito a Roma abbiamo messo da parte l’idea di far vivere un simbolo, di raccogliere dei voti, di contribuire alle elezioni regionali con i nostri voti limitati per portare avanti un progetto diverso».
Qual è il progetto allora?
«Dopo una sconfitta elettorale la classe dirigente ha l’obbligo di ripartire. In questo caso la sconfitta è stata straordinaria e si risponde con misure straordinarie. La candidatura del segretario regionale del Psi all’interno di una lista civica vuole essere la candidatura di una classe dirigente che, insieme ad altri, vuole ricostruire un centrosinistra nuovo, moderno, europeo, inclusivo, che torni a vincere nel Paese e che provi a farlo, in maniera difficile perché è faticoso, anche qui con Carlo Veneziale».
Cosa vi rende più difficile la partita?
«Sicuramente il fatto che queste elezioni si tengono dopo il voto politico che ha ridimensionato molto il consenso del centrosinistra. E questo nonostante il governo regionale e quello nazionale abbiano governato bene. Noi dobbiamo capire cosa gli elettori ci hanno detto con questo voto. Io penso di averlo individuato e da lì dobbiamo ripartire. Se facciamo questo, in tempi credo brevi il centrosinistra può tornare ad essere un riferimento reale e concreto perché le alternative in campo propongono cose non sostenibili dal bilancio dello Stato, quindi è propaganda. Il Movimento 5 Stelle porta indietro il Paese con la speranza del reddito di cittadinanza, che è un’illusione. Il Mezzogiorno si era faticosamente allontanato dall’assistenzialismo, M5S ci propone invece quel modello: se non hai un lavoro va bene lo stesso perché ti pago, se ce l’hai è meglio che te lo tieni in nero perché ti pago il sussidio. Il centrodestra punta alla flat tax, l’aliquota uguale per tutti. Un modello di vita, il modello peggiore, alla Trump: chi è più ricco rimane ricco, chi è più povero rimane povero, si arrangi. Per fortuna queste due cose sono propaganda perché non sostenibili. Io mi auguro che vadano al governo del Paese, così rapidamente gli elettori possano comprendere che erano illusioni. Noi comprendiamo, invece, la necessità di cambiamento, il voto di protesta e da lì ripartiamo».
Quali sono, a suo parere, le priorità per il Molise dei prossimi cinque anni?
«Senza dubbio il lavoro, rimetterlo al centro dell’agenda politica. Dobbiamo creare lavoro portando lo sviluppo nella nostra regione che però non è avulsa da ciò che accade nel Paese e nel resto d’Europa. Dobbiamo investire nelle cose che non sono delocalizzabili perché la tendenza dei mercati è di delocalizzare le attività in zone dove le tasse e il costo della manodopera sono più bassi. Noi dobbiamo investire sulle nostre ricchezze, creare ricchezze che restano all’interno della nostra regione. Per farlo bisogna attrarre investimenti, la Regione deve essere struttura snella, moderna, che risponda rapidamente ai cittadini. Noi abbiamo provato a farlo. Però non solo non c’è stata una minima risposta, bensì una punizione. Sono però fiducioso che in tempi rapidi possiamo riallacciare il dialogo con gli elettori perché dobbiamo partire dalle cose buone che sono state fatte e che andavano fatte quali il risanamento dei conti. Cinque anni fa era necessaria un’operazione verità. A Paolo (Frattura, ndr) rimprovero una sola cosa: appena insediato doveva dire che la Regione era a rischio default, che non c’era la possibilità di pagare nulla, non era nulla più sostenibile. Questo non è stato fatto ma, pancia a terra, si sono risolti i problemi economici. Chi arriverà dopo avrà la possibilità di attuare la ‘fase due’, quella dello sviluppo e del rilancio. Mi auguro possiamo essere noi di centrosinistra, se così non sarà spero per il nostro territorio che si continui nel cammino intrapreso da questa giunta regionale e non si torni indietro drogando il sistema economico con promesse inutili. Anche perché le ricette miracolose non esistono».
r.i.

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