Anche il Pd, anche il presidente del Consiglio ancora in carica sperano in un segnale dal Molise. Test della regione più piccola che diventa test spendibile sul palcoscenico nazionale.
Paolo Gentiloni fa il pieno al Centrum, ‘abbraccia’ fisicamente e idealmente il candidato governatore di una coalizione «unita e affidabile» – Carlo Veneziale – e nel suo stile pacato ma fermo (qualcuno lo chiama il premier démodé) incoraggia il popolo del centrosinistra alla remuntada. Evoca quella della Roma quando sul finale dell’intervento parla di risultati che sembrano impossibili ma poi sui campi di calcio si colgono. Qui «non c’è bisogno poi di chissà quale remuntada ma della convinzione della nostra forza e affidabilità. Un risultato a sorpresa ma che meritiamo – rivendica – e se ci sarà si sentirà molto forte in tutta Italia e a Roma».
Serve coraggio, dice Gentiloni, serve «credere che la partita si può vincere». La partita, intanto. È completamente diversa da quella del 4 marzo, sostiene il primo ministro – che nei sondaggi continua a essere il più leader più affidabile, su di lui anche una fetta importante del popolo dem confida per la segreteria del travagliato Pd – e perciò indica questa linea per la campagna degli ultimi giorni. «Una partita diversa, un sistema di gioco diverso e una coalizione fatta di cinque liste che vuole aprire una pagina nuova nel governo del Molise». Cosa vuol dire? «Non vogliamo tornare all’antico perché c’è un antico. Il centrodestra ha un’esperienza di governo in questa regione e lì noi non vorremmo tornare – spiega Gentiloni – . E dobbiamo anche contrastare l’idea di un finto scontro bipolare fra centrodestra e M5S. A Roma stanno facendo il governo insieme». Né indietro col centrodestra né in «terreni sconosciuti e per nulla affidabili» – quelli di M5S evidentemente – il Molise deve dirigersi. L’alternativa, dunque, è solo «il centrosinistra unito e affidabile».
Finita la campagna elettorale d’altro canto, analizza il capo del governo, si sta attenuando «quella che io ho chiamato la fiera delle velleità», cioè «tutte le promesse e le illusioni». È «la dura prova della realtà» perché «altro che “ariva quello” si dice a Roma, altro che i miracoli. E non basta abbassare il tono o l’ambizione». Il rischio, avverte dal palco di Campobasso Gentiloni, è «che la fatica di questi anni venga messa in discussione e che l’Italia venga portata fuori strada. Avendo perso le elezioni, non avremo responsabilità di governo – chiarisce – ma abbiamo una responsabilità fondamentale: di impedire che l’Italia vada fuori strada». In Molise, invece aggiunge, «abbiamo tutte le carte in regola per avere responsabilità di governo grazie a Carlo Veneziale il 22 aprile». Il voto del Molise come quello dei piccoli Stati Usa che però in alcuni momenti storici ha un impatto.
«Noi aspettiamo un segnale. Io sono convinto che i nostri governi, anche con partecipazioni variabili in questi anni, abbiano ottenuto un risultato che negli anni verrà ricordato come importante. Abbiamo preso il Paese in una condizione drammatica e l’abbiamo accompagnato a uscirne. I numeri incoraggianti, per la crescita, l’export e perfino per il lavoro però non hanno ancora provocato – ammette il presidente del Consiglio – un miglioramento sensibile dal punto di vista sociale. Passi avanti per l’economia ma non per la società». E alla sinistra interessa la società, per quanto senza economia non c’è crescita.
Il lavoro – declina aprendo il suo discorso che chiude la convention che riunisce vertici, candidati e popolo del centrosinistra locale – «la preoccupazione principale che dobbiamo continuare ad avere». E poi la «sanità pubblica». Lo ripete e scandisce due volte. Parte l’applauso. «Perché ci sono differenze fra centrosinistra e centrodestra e una di queste è la sanità come servizio universale per tutti e su questo bisogna concentrare gli sforzi e non sulle speculazioni private». L’applauso si irrobustisce. Infine, l’ambiente: ricorda l’istituzione del Parco del Matese.
Non dimentica, lui che con Renzi a Palazzo Chigi è stato ministro degli Esteri, la crisi siriana. Sta per dire, forse, “in«La remuntada che mani siamo…” ma si ferma. Come affrontare una situazione così difficile, si chiede. Tendendo fermi i fondamentali e cioè che «non ci rassegniamo a vedere le immagini di bambini soffocati dall’uso di gas tossici da parte di un dittatore». L’Italia non parteciperà ad azioni militari in Siria ma tiene ferme le alleanze, gli Usa rappresentano il principale alleato: «Il nostro giudizio non cambia perché cambia il presidente».
Mentre prende la parola, sotto il palco l’abbraccio fra un altro ‘Paolo’, Frattura – il presidente uscente che non si è ricandidato – e Carlo Veneziale. Accolto da un’ovazione, Veneziale, scalda la convention a cui prende parte anche il segretario nazionale del Psi Riccardo Nencini insieme ai candidati (da Micalea Fanelli a Domenico Ioffredi, da Marcello Miniscalco a Carmela Lalli solo per citarne alcuni). «Sono di nuovo nella mia comunità – dice Veneziale – Siamo tutti sotto lo stesso tetto. E mi piace ripetere qui lo spirito con cui stiamo portando avanti questa campagna: più suole, meno benzina». L’incontro diretto con le persone, rivendica, che sta pagando. «Gettando il cuore oltre l’ostacolo il prossimo quinquennio può essere di sviluppo per tutti». Dopo i sacrifici, ribadisce, ora il secondo tempo sarà incentrato sulla creazione di occupazione e sull’aiuto a chi resta indietro. Sguardo rivolto al futuro perché nel prossimo triennio, rimarca ci sarà la possibilità di investire in sanità e nelle infrastrutture. Nei tanti confronti con gli altri candidati governatori, racconta, «ho ascoltato solo buoni propositi, ma non si è entrati nel merito di una sola vicenda, nel merito di come risolvere i problemi. Il nostro impegno c’è – conclude Veneziale – ed è quello di tuffarci a capofitto nella risoluzione dei problemi».
La sfida lanciata da Romano, un giovane che nel Molise sta costruendo la sua vita, è stata: uomini e donne del centrosinistra, il Molise può avere fiducia in voi? «Sì», risponde il candidato governatore. «Sì», suggella Gentiloni.
rita iacobucci

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