È riuscito a riunire tutte le anime del centrodestra, una squadra «con un programma serio e realizzabile, non il libro dei sogni», che punta sulla sua figura per tornare al governo e rilanciare il Molise. Donato Toma è pronto alla sfida, pronto a portare alla vittoria quella che ama definire la ‘coalizione dei cittadini molisani’. A meno di 48 ore dal voto il candidato presidente del centrodestra traccia un bilancio delle ultime settimane, trascorse a stretto contatto con i cittadini in ogni angolo del territorio, ribadendo le azioni da mettere in campo per restituire dignità al Molise.
Toma, domenica si vota. Come giudica la sua campagna elettorale?
«Entusiasmante. È stata la campagna dell’ascolto e del confronto, quella dove ci metti la faccia e non ti nascondi dietro il virtuale del web, quella dove i cittadini, qualche volta perfino con rabbia e veemenza, ti espongono i loro problemi e ti parlano delle loro aspettative. Ma direi che è stata pure la campagna delle proposte concrete. Non ci siamo limitati solo ad esporre il progetto politico che abbiamo messo in campo, abbiamo elencato punto per punto gli obiettivi che vogliamo raggiungere e le soluzioni che proponiamo. I molisani chiedono alla politica competenza e concretezza, non parole urlate e buttate al vento».
A chi o a cosa si riferisce?
«E c’è da chiederlo? Al Movimento 5 Stelle. Sono programmati, cibernetici, recitano a soggetto, hanno talento istrionico, cambiano spesso il copione, sono trasformisti, dicono tutto e il contrario di tutto, si sforzano di trovare la pagliuzza negli occhi altrui pur avendo la trave davanti ai propri, predicano bene e razzolano male. Esemplifichiamo con un loro ‘tormentone’: i costi della politica. Come si fa ad essere credibili nel momento in cui si critica il sistema del finanziamento ai Gruppi consiliari regionali, quando poi loro stessi ne hanno tratto beneficio? Oppure, vorrebbero far tabula rasa di quella che loro definiscono la vecchia politica, salvo poi a candidare persone che hanno ricoperto ruoli di vertice nella sanità pubblica molisana o nel Consorzio di bonifica della Piana di Venafro. Naturalmente, si tratta di un profilo che connota i Cinque Stelle ad ogni livello. Luigi Di Maio, secondo il quale l’esito positivo dei Cinque Stelle nelle elezioni qui Molise avrebbe potuto accelerare la formazione di un Governo nazionale a guida pentastellata, ha fatto un clamoroso dietrofront quando ha affermato, nei giorni scorsi, che le elezioni regionali non possono in nessun modo condizionare le questioni romane. Evidentemente si è fatto un po’ di conti e alla supponenza della vittoria ha sostituito la prudenza della eventuale sconfitta».
Lei ha scelto come slogan la parola perbene. Non le pare troppo pretenziosa?
«Assolutamente no. È un omaggio al popolo molisano. Noi siamo persone abituate a lavorare duro e in silenzio. Non ci lamentiamo, preferiamo risolvere. I molisani sono perbene e meritano un presidente, una giunta e un consiglio regionale che facciano le cose perbene».
Un altro suo cavallo di battaglia è la legalità.
«È un concetto cui tengo molto e intorno al quale è ruotata la mia vita, da quando giovanissimo decisi di prestare il servizio militare come ufficiale nell’Arma dei Carabinieri. Il Molise intero è terra di legalità, i molisani hanno nello loro DNA il senso e il rispetto della legge. Mi candido a diventare presidente di questa brava gente e a difenderla da ogni tentativo di infiltrazione malavitosa che possa metterla in pericolo».
Lei dice di aver ascoltato i molisani. Quali sono le emergenze segnalate?
«Fondamentalmente tre: lavoro, sanità e infrastrutture. Negli ultimi dieci anni sono emigrati 27mila molisani per cercare lavoro altrove, spesso al nord Italia ma anche all’estero. Nello stesso periodo, un terzo del fenomeno migratorio ha riguardato unità lavorative qualificate, laureati e diplomati specializzati. Sul fronte sanità, abbiamo assistito ad un progressivo indebolimento dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) dovuto alla razionalizzazione selvaggia che ha avuto luogo a seguito dell’entrata in vigore della Legge Balduzzi, rispetto alla quale Il Governo Frattura non ha opposto nessun diritto di veto, come in realtà ha fatto la Basilicata che ha chiesto e ottenuto la deroga.
Sul piano infrastrutturale, siamo messi decisamente male in quanto a strade e ferrovie. Non si può immaginare lo sviluppo di un territorio quando la rete viaria e ferroviaria è in buona parte quella del Regno borbonico».
Lei ha detto di avere le soluzioni. Sul tema del lavoro come intende operare?
«Finita l’epoca dell’assistenzialismo e della corsa al posto fisso, bisogna convincersi che per generare occupazione è necessario rimettere in moto lo sviluppo economico. La ripresa deve partire dalle piccole e medie imprese, dal settore delle costruzioni, dall’artigianato e dal commercio, che sono l’ossatura del nostro sistema produttivo. La prima cosa da fare è velocizzare i pagamenti alle imprese, come pure potenziare l’accesso al credito agevolato attraverso procedure chiare, snelle e semplificate. Strategica è poi, ai fini occupazionali, la scommessa sul turismo. Abbiamo tutto, aria salubre, acqua tra le migliori d’Italia, paesaggi incantevoli, beni culturali, borghi di eccellenza, prodotti enogastronomici di nicchia, una costa stupenda. Tutte risorse da mettere in rete e da promuovere con una efficace azione di marketing».
Sanità, altra nota dolente.
«Ai molisani deve essere garantita la possibilità di curarsi nella propria regione, senza doversi spostare per trovare i giusti mezzi diagnostici e adeguate prestazioni mediche, ma anche non dover affrontare spostamenti troppo lunghi, su strade disagiate, per raggiungere i punti di primo soccorso. Il nostro intento è quello iniziare dallo snellimento delle procedure di accesso ai servizi, passando alla riduzione dei tempi di attesa, fino al potenziamento del personale di pronto soccorso, puntando alla riapertura dei reparti che sono stati chiusi e al ripristino degli ospedali, non più soltanto come generici presidii, ma come strutture pienamente efficienti, capaci di far sentire i cittadini sicuri, in qualsiasi zona del Molise si trovino. Non dobbiamo nasconderci dietro facili promesse ed occorre una ferma azione politico-istituzionale finalizzata al superamento della Legge Balduzzi chiedendo l’attivazione di almeno un ospedale DEA di II livello per regione, indipendentemente dal numero di abitanti. Rimane imprescindibile, ovviamente, la conservazione degli attuali quattro poli ospedalieri e il loro potenziamento».
Infrastrutture, strade, ferrovie. Come metterci mano?
«Io immagino il Molise prossimo venturo come un grande cantiere aperto, in cui si costruiscano strade a scorrimento veloce e arterie secondarie di collegamento per le aree interne, si riqualifichi e si metta in sicurezza il patrimonio edilizio pubblico e privato, si costruiscano scuole sicure, si ammoderni la rete ferroviaria. Per fare ciò occorre mettere in campo il necessario know how per una gestione più lungimirante dei fondi sia nazionali che europei, considerati da noi come una grande risorsa ma finora scarsamente utilizzata, soprattutto in una regione, come la nostra, dove tanto si potrebbe realizzare grazie ad un migliore e più esteso utilizzo dei finanziamenti».
Il sogno di Toma presidente.
«La libertà di scegliere il proprio futuro anche qui in Molise, ridare fiducia a chi il lavoro l’ha perso, garantendo un reale e rapido reinserimento. La nostra visione è riuscire a rafforzare la coesione sociale e favorire la creazione di autentici legami di solidarietà che porti tutti a non sentirsi soli, ma parte di una comunità, presente e attenta ai bisogni di ognuno. Vogliamo restituire al Molise e a ciascun molisano la dignità che meritano».

ppm

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.